Navigation

Vicenda Mabetex e Mercata: incriminate tre persone per riciclaggio

Diversi alti dirigenti del Cremlino avrebbero beneficiato di tangenti provenienti dalle due società sotto inchiesta Keystone

Il giudice ginevrino Daniel Devaud ha formalmente incriminato tre persone nell'indagine per riciclaggio riguardante le società luganesi Mercata e Mabetex. Avrebbero dissimulato tangenti destinate ad alti funzionari russi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 giugno 2000

Secondo quanto indicato dal giudice Devaud, le tre persone incriminate per ripetuto riciclaggio e partecipazione ad organizzazione criminale sono due finanzieri e un avvocato ginevrini. I due finanzieri, entrambi ex-amministratori patrimoniali presso l'UBS, gestivano conti appartenenti a clienti russi.

Con l'avvocato, sono accusati di aver aiutato a dissimulare tangenti destinate ad alti funzionari russi, tra cui anche l'ex capo del Servizio presidenziale del Cremlino e collaboratore personale di Boris Ieltsin, Pavel Borodin.

In relazione all’indagine avviata nella primavera del 1999, a Devaud ha annunciato l’intenzione di incriminare anche i proprietari della Mabetex e della Mercata. Il titolare di quest'ultima, l'imprenditore Viktor Stolpovskikh, non si è presentato lunedì all'appuntamento con il giudice.

Il magistrato ha reso noto di aver ricevuto in mattinata una domanda di rinvio, mentre l'incontro era stato fissato un mese fa. «Ho preso le disposizioni abituali in questi casi», ha indicato il giudice senza fornire maggiori spiegazioni. Interrogati in proposito, gli avvocati della Mercata, Lucio Amoruso e Filippo Ferrari, indicano di aver chiesto di poter rinviare l'incontro a metà luglio, per motivi legati al loro sovraccarico di lavoro.

Il giudice Devaud dovrebbe invece incontrare martedì il proprietario della Mabetex Behgjet Pacolli, chiamato a fornire spiegazioni sulle ingenti somme di denaro che avrebbe versato a persone vicine al Cremlino. Nel caso della Mabetex si tratterebbe di 4 milioni di dollari; per la Mercata l'importo è di 60 milioni di dollari. I conti bancari intestati a quest'ultima a Ginevra sono bloccati dall'autunno del 1999.

Per Devaud, queste somme sono commissioni versate in cambio di ingenti contratti pubblici ottenuti negli anni Novanta in Russia. Da parte loro, le due società negano categoricamente.

Il giudice e la difesa nutrono una visione diametralmente opposta della sfera contemplata dall'articolo 305 bis del Codice penale. Gli avvocati contestano l'accusa di riciclaggio, affermando che il reato iniziale - la corruzione di funzionari stranieri - non era riconosciuto in Svizzera al momento dei fatti. Devaud sostiene al contrario che la corruzione passiva commessa all'estero rientra nella definizione giuridica del riciclaggio.

swissinfo e agenzie

In conformità con gli standard di JTI

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Partecipa alla discussione!

I contributi devono rispettare le nostre condizioni di utilizzazione.
Ordina per

Cambia la tua password

Desideri veramente cancellare il tuo profilo?

Non è stato possibile registrare l'abbonamento. Si prega di riprovare.
Hai quasi finito… Dobbiamo verificare il tuo indirizzo e-mail. Per completare la sottoscrizione, apri il link indicato nell'e-mail che ti è appena stata inviata.

I migliori articoli della settimana

Restate aggiornati/e con i migliori articoli di SWI swissinfo.ch su un'ampia varietà di argomenti, direttamente nella vostra casella di posta elettronica.

Settimanale

La dichiarazione della SRG sulla protezione dei dati fornisce ulteriori informazioni sul trattamento dei dati.