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Una storia segnata da scontri etnico-religiosi

L'arcipelago indonesiano è popolato da 210 milioni di persone, di cui il 94 per cento sono musulmani.

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 ottobre 2002

Con oltre 13 mila isole, che ornano l'equatore come una collana, è stato segnato spesso da violenze.

Giacarta, la capitale è stata l'epicentro della rivolta guidata dagli studenti, che portò alla caduta del presidente Suharto (maggio 1998) al prezzo di oltre un migliaio di morti.

Timor est è diventata indipendente cinque mesi fa dopo secoli di colonizzazione del Portogallo, 24 anni di occupazione da parte dell'Indonesia e tre anni di amministrazione Onu. L'isola è stata devastata dalla guerra civile tra i miliziani filo-indonesiani e gli indipendentisti del Freitlin di Xanana Gusmao, divenuto nel maggio scorso presidente. La repressione di Giacarta ha causato più di 200 mila morti, carestie e epidemie.

Aceh è la provincia dell'estremo nord dell'isola di Sumatra, dove operano guerriglieri separatisti. È stata teatro di violenze che, negli ultimi 11 anni, hanno fatto oltre 5 mila morti.

Nell'arcipelago delle Molucche, dopo la caduta di Suharto, sono avvenute gravi violenze etniche e religiose. Particolarmente colpita in fu Ambon, la capitale, dove negli scontri tra cristiani e musulmani sono morte oltre 5 mila persone dal 1999.

Irian Jaya è una provincia orientale, popolata da tribù che discendono dai cannibali della Papuasia, che reclama l'indipendenza. L'esercito ha spesso usato il pugno di ferro per reprimere ogni velleità separatista.

Kalimantan, ricca provincia dell'isola del Borneo, è popolata dai Dayak, gli eredi dei cacciatori di teste. È stata teatro di frequenti eccidi, dovuti all'ostilità degli indigeni nei confronti degli immigranti venuti da Giava e Madura.

swissinfo e agenzie

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