Un registro mondiale per le armi
E' la proposta avanzata da Svizzera e Francia in vista della conferenza dell'Onu che si terrà a New York il prossimo luglio. Necessario un numero di serie su pistole e fucili per stabilire in ogni momento la loro provenienza.
La Svizzera intensifica il suo impegno a favore di un maggior controllo sulle armi leggere. La proposta, già lanciata un anno fa, di numerare e datare in modo indelebile tutte le armi di nuova fabbricazione e di creare una banca dati sta ottenendo sempre più consenso presso la comunità internazionale.
Il piano ideato dagli esperti di disarmo svizzeri, insieme ai francesi, è stato presentato ad una riunione preparatoria che si è tenuta al Palazzo di vetro di New York con lo scopo di definire un'agenda di lavoro per la conferenza internazionale prevista per luglio.
L'iniziativa elvetica consiste nel trovare un modo di "marchiare" - per esempio con l'aiuto di un microchip - tutte le pistole, fucili,mitragliatori appena escono dalla fabbrica. Ogni singolo pezzo dovrà contenere la propria carta d'identità, ovvero da chi è stato prodotto,quando e con quale scopo.
Raccogliendo i dati in una sorta di archivio mondiale, sarà così sempre possibile risalire all'origine dell'arma ed eventualmente ricostruire i vari passaggi da un proprietario all'altro o da uno Stato all'altro. I dettagli tecnici, per esempio su come mettere a punto un sistema indelebile di immatricolazione, sono ancora da definire. Un ulteriore problema inoltre è quello di come trovare e distruggere le armi esistenti che non sarebbero sottoposte all'obbligo delle registrazioni.
Nella definizione di armi leggere rientrano diverse tipologie, dai coltelli ai machete fino a quelle comprese nel Registro dell'Onu delle Armi Convenzionali come i mortai al di sotto di 100 millimetri di calibro.
Secondo alcune stime in circolazione ce ne sono 500 milioni. Questo enorme arsenale, di cui esistono già dei registri ma solo a livello nazionale e la maggior parte delle volte sono insufficienti o incompleti - causa ogni anno 300 mila vittime in conflitti armati e 200 mila in casi di omicidi, incidenti e suicidi.
Secondo i fautori della proposta, la proliferazione delle armi da fuoco può creare tensioni in un Paese, incoraggia la violenza- come dimostrano i ricorrenti episodi di uccisioni e massacri provenenti dagli Stati Uniti -, alimenta il traffico illegale, rafforza la criminalità organizzata e i gruppi terroristici.
Insieme a Svizzera e alle Nazioni Unite, che recentemente hanno creato dei gruppi di lavoro sull'argomento, molte organizzazioni non governative si stanno battendo per far avanzare la proposta di un registro mondiale delle armi.
Sempre in vista del vertice di luglio, il governo svizzero organizzerà a Ginevra un seminario di esperti dal 12 al 13 marzo.
Maria Grazia Coggiola

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