Un quartiere tutto ticinese al Museo Ballenberg
Stanno suscitando polemiche le operazioni di trasferimento della masseria di Mendrisio al Museo svizzero della cultura rurale.
L'ultima ad entrare nel Museo all'aperto nell'Oberland bernese, quella che assicurerà all'insieme dei monumenti ticinesi già presenti la massa critica necessaria a trasformarsi in un vero e proprio "quartiere", è un'antica fattoria costruita a partire dal Trecento nel comune di Novazzano.
Comprende un edificio principale su più piani, con corte interna, da anni in stato di abbandono, e una tenuta di 70mila metri quadrati. Secondo gli esperti si tratta di una delle più interessanti testimonianze della storia agraria del Mendrisiotto.
I lavori per smontarla pezzo per pezzo sono iniziati da poco, affidati per il momento a operai specializzati del Museo. La fattoria verrà poi rimontata al Ballenberg entro il 2003, con costi totali stimati attorno ai cinque milioni di franchi.
Al termine dell'operazione si potrà così inaugurare il nuovo quartiere ticinese, una delle tante iniziative pensate per festeggiare il bicentenario dell'appartenenza del Cantone alla Confederazione.La procedura del trasferimento mattone per mattone è usuale per tutti i monumenti del Museo, che su una superficie di 660mila metri quadrati ospita un centinaio di edifici dal XV al XIX secolo, spesso salvati da uno stato di rovina.
Provenienti da quasi tutti i Cantoni, queste testimonianze sono corredate da suppellettili d'epoca e immerse in campi, orti e giardini dove vivono circa 250 animali. La particolarità del Museo sta nel voler riproporre nei suoi vari aspetti il d'estinzione.mondo in cui vivevano gli svizzeri dei secoli passati: ci sono così manifestazioni speciali e artigianati dimostrativi per illustrare tutta una serie di attività in via d'estinzione.
Voci critiche in Ticino
Ma sullo smantellamento della masseria ticinese non tutti sono d'accordo. Dopo mesi di campagna di sensibilizzazione ad opera del Comitato promotore "Ticino-Ballenberg 2003", all'inizio dei lavori voci critiche si sono alzate da più parti, parlando di "spoliazione" e di "scempio".
A guidare la protesta Augusto Gaggioni, già responsabile dell'Ufficio cantonale dei musei, che denuncia la perdita di un monumento prezioso per il Cantone e parla di "farsa" dei costi: "Com'è possibile, si chiede, sostenere che si spenderà meno trasportando la fattoria al Museo, piuttosto che restaurandola in loco?"
Viene rilevata anche un'incoerenza tra l'autorizzazione al trasferimento, rilasciata in marzo dal Consiglio di Stato, e il parallelo invito al Gran Consiglio a votare un credito di sei milioni di franchi per realizzare un inventario generale dei beni culturali ticinesi che, secondo i critici "vengono poi fatti sparire".
Per i promotori la collaborazione con il Ballenberg costituisce invece un'occasione d'oro per salvare un monumento che altrimenti sarebbe caduto definitivamente in rovina. E in tal modo, sottolineano, la masseria potrà essere ammirata ogni anno dai 250mila visitatori che da aprile a ottobre accorrono al Museo.
Alessandra Zumthor

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