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Banche sistemiche: esperto, sono invogliate ad assumersi rischi

Questo contenuto è stato pubblicato il 14 agosto 2014 - 12:19
(Keystone-ATS)

Definire a rischio sistemico una banca - come è stato fatto ieri per Raiffeisen - non serve a stabilizzare il settore: anzi, ha un effetto controproducente, incitando l'istituto a muoversi in modo ancora più azzardato. Lo sostiene Marc Chesney, professore di finanza all'Università di Zurigo.

Considerare "too big to fail" una banca non permette assolutamente di limitare i rischi, spiega Chesney in un'intervista trasmessa ieri sera dalla radio romanda RTS. Semplicemente, "il rischio sarà assunto dai contribuenti".

Così facendo gli istituti troppo grandi per fallire sono invogliati a non essere prudenti, a spese della società e dell'economia, continua il vicedirettore del dipartimento di scienze bancarie e finanziarie dell'Università di Zurigo, che ammette peraltro di rappresentare un punto di vista attualmente minoritario fra gli esperti.

Secondo Chesney le misure da prendere sarebbero invece altre: ad esempio separare le attività di deposito da quelle di banca d'affari. In passato questo ha funzionato bene, ha osservato lo specialista.

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