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Tatiana Diachenko e Elena Okulova, figlie dell'ex presidente russo Boris Ieltsin, potrebbero essere presto incriminate dalla giustizia svizzera

La sede luganese della Mabetex, nel mirino della magistratura ginevrina per corruzione in Russia Keystone

Lo sostiene "Newsweek". L'edizione elettronica del settimanale americano cita fonti vicine agli inquirenti ginevrini

Questo contenuto è stato pubblicato il 12 giugno 2000 - 08:25

L'affaire non è nuovo, ma l'eventuale incriminazione si: alle due donne si contesta l'uso di varie carte di credito che sarebbero servite come copertura per il pagamento di tangenti legate ai lavori di rinnovamento del Cremlino.
Tatiana ed Elena sono in causa per corruzione nell'affaire dell'impresa Mabetex, con sede in Ticino, dell'imprenditore di origine kosovara Behgjet Pacolli.

Secondo "Newsweek", i nomi di Tatiana Diatchenko, una delle più strette e ascoltate collaboratrici del padre quando era al potere, e Elena Okulova, figlia maggiore di Eltsin, figurano in una lista di quattordici persone implicate nel caso, dove Mabetex è accusata di aver pagato milioni di dollari in "regali" per ottenere il contratto per rinnovare il Cremlino. Nello specifico, Mabetex avrebbe pagato le fatture delle carte di credito delle due donne, proprio nel periodo in cui il contratto di rinnovamento è stato firmato.

Il cinque giugno il giudice ginevrino Daniel Devaud ha indicato all'agenzia di stampa AFP che avrebbe notificato, il ventisette dello stesso mese, cinque incriminazioni a carico di persone implicate nel caso Mabetex; tra loro anche il direttore dell'azienda luganese Mercata Trading, Viktor Stolpovskikh, per riciclaggio di denaro sporco e partecipazione ad organizzazione criminale, nel quadro di indagini su casi di corruzione di funzionari pubblici in Russia.
Nella lista ci sarebbero pure due procuratori di banca dell'Unione di banche svizzere e un avvocato ginevrino.A Pacolli Daniel Devaud "rimprovera" di aver versato quasi quattro milioni di dollari - sui 6,6 - di commissioni a funzionari russi nel 1994. Pacolli ha respinto vigorosamente le accuse della giustizia ginevrina. Una parte rilevante del denaro sarebbe stata versata a Pavel Borodin, ex tesoriere del Cremlino divenuto segretario permanente dell'Unione russo-bielorussa, e alla sua famiglia.

swissinfo e agenzie

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