Svizzera e Libia discutono direttamente
Svizzera e Libia non intendono ricorrere alla mediazione di terzi per risolvere la loro crisi diplomatica: preferiscono la via bilaterale.
I negoziati presuppongono molta discrezione. Perciò Berna non informerà "né sul contenuto né sulle modalità", ha dichiarato lunedì in una conferenza stampa il portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Jean-Philippe Jeannerat.
Il portavoce ha annunciato che i due cittadini svizzeri incriminati e posti in detenzione preventiva in Libia sono stati trasferiti in un carcere dove le condizioni sono meno rigide. Il console svizzero a Tripoli ha potuto incontrarli brevemente una volta e contattarli telefonicamente due volte. Entrambi hanno indicato di non avere subito maltrattamenti. Il loro difensore li ha finora incontrati tre volte.
Jeannerat ha d'altra parte affermato che ufficialmente la Svizzera non è stata informata di un'eventuale interruzione delle forniture di petrolio alla Confederazione da parte libica.
Secondo il professore di diritto penale Franz Riklin, intervistato dall'agenzia di stampa Ats, se lo volesse la giustizia ginevrina potrebbe archiviare il procedimento contro i coniugi Gheddafi. L'abbandono non sarebbe arbitrario: potrebbe essere motivato dagli interessi superiori della Svizzera, attualmente compromessi da diverse misure di rappresaglia decise dalla Libia.

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