Medaglie per gli aviatori americani imprigionati in Svizzera
Dopo quasi 70 anni dal loro internamento in un campo disciplinare nella Svizzera centrale, il Congresso americano conferisce la medaglia di prigioniero di guerra a 157 aviatori internati in Svizzera durante il Secondo conflitto mondiale.
«Sono felice di ricevere una medaglia di prigioniero di guerra dopo 68 anni, tuttavia sono deluso che questo riconoscimento mi venga conferito soltanto ora», afferma il tenente colonnello James Misuraca. Per questo militare in pensione di 91 anni, che per ventidue anni ha prestato servizio nell'US Air Force, la ricompensa del Congresso non ha però il sapore della rivalsa.
«Non ho mai serbato rancore nei confronti del popolo svizzero. Ne provo invece per le autorità militari che mi hanno incarcerato nell'inferno di Wauwilermoos. In questo luogo di detenzione sono stato maltrattato sotto gli ordini di un tiranno, il capitano Béguin. Sono stato obbligato a vivere in una baracca di legno mal riscaldata e a dormire su un giaciglio fatto di paglia di pessima qualità e infestata dai pidocchi», racconta.
Capitano svizzero filonazista
André Béguin, comandante del campo d'internamento di Wauwilermoos, situato a nord della città di Lucerna, non nascondeva certo le sue simpatie naziste. Dopo la guerra, il capitano svizzero è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione, degradato ed espulso dall'esercito. Il comandante confiscava il denaro ai prigionieri per condurre una doppia vita e per saldare i suoi debiti. Dopo il suo arresto, si sono ritrovate 200 lettere di internati – mai spedite – che denunciavano le pessime condizioni di detenzione.
Per James Misuraca, Wauwilermoos non era molto diverso da un campo di prigionia tedesco. «Il cibo era una magra zuppa di cavolo con patate e pane nero. Non era certo sufficiente per placare la nostra fame. I guardiani erano volgari e grossolani. Il campo era circondato da una doppia recinzione di filo spinato con torri di guardia ed era sorvegliato da pattuglie cinofile. Non c'era acqua corrente né sapone, le latrine erano primitive... Il 1° novembre 1944 sono finalmente riuscito a scappare da questo inferno e a rifugiarmi in Francia», narra l'ex militare americano.
In pensione dal 1964, James Misuraca ha lavorato come agente di borsa e non è più ritornato in Svizzera, nemmeno a Davos, dove ha trascorso un primo periodo di internamento, prima del suo tentativo di fuga. «Mi sarebbe piaciuto rivedere i luoghi più gradevoli della mia prigionia. Non ho mai ricevuto delle scuse da parte delle autorità svizzere», dice Misuraca.
Scuse del presidente della Confederazione
Nel 1995, un altro internato del campo di Wauwilermoos è stato ricevuto a Berna dal presidente della Confederazione Kaspar Villiger che gli ha presentato le scuse ufficiali della Svizzera. Imprigionato in un albergo vuoto ad Adelboden, nell'Oberland bernese, Dan Culler tentò la fuga passando per il Ticino. Ammalatosi dopo aver mangiato delle bacche velenose, ritornò di propria iniziativa nel suo luogo di detenzione.
In seguito, fu inviato a Wauwilermoos. Lì fu assegnato a una baracca in cui erano alloggiati internati dell'Europa dell'Est e dove fu violentato a più riprese. «Quattro mi tenevano fermo, mentre un quinto abusava di me. Finito uno, era il turno di un altro. Ero pieno di sangue. Ero cresciuto in un piccolo villaggio dell'Indiana e prima di allora non avevo mai avuto alcuna relazione sessuale».
Il giorno dopo, Dan Culler si rivolse al capitano di Neuchâtel che tuttavia si fece beffe di lui. Venne rimandato nella stessa baracca, dove fu di nuovo violentato, martirizzato e umiliato dai suoi carnefici. «Ho creduto più volte di morire», ricorda Culler, che non ricevette alcuna visita dal Comitato internazionale della Croce Rossa CICR.
Lettera commovente
Affetto da tubercolosi, Dan Culler fu ricoverato in ospedale da dove ritentò la fuga grazie alla complicità dell'addetto militare americano. Ricorda di aver raggiunto Ginevra dove in un ristorante lo attendevano tre soldati dell'aeronautica militare americana. Un tassì li portò fino alla frontiera, demarcata dal filo spinato. «Ci mettemmo a correre sotto il fuoco dei soldati svizzeri e poi, finalmente, raggiungemmo dei passatori francesi», rievoca Culler.
Nel Natale 2001, la figlia del capitano Béguin ha inviato una commovente lettera a Dan Culler. «Dopo tutti questi anni di sofferenza, è giunto il momento di chiederle sinceramente perdono da parte di tutta la mia famiglia e anche di mio padre. God bless you», racconta l'ex internato di Wauwilermoos.
Il castello del presidente del CICR
I delegati del CICR che hanno ispezionato il campo di Wauwilermoos non si sono dimostrati particolarmente perspicaci. «Se è vero che regna una disciplina di ferro, è altrettanto vero che vi si trova anche uno spirito di giustizia e comprensione, disposizione che facilita la rieducazione e il miglioramento degli elementi difficili inviati lì», scrive nel suo rapporto il delegato Frédéric Hefty.
Il campo sarebbe un luogo di villeggiatura dove i detenuti non chiedono altro che di ritornarvi, testimoniano alcuni internati che in cambio di un trattamento di favore prendono le difese del capitano Béguin.
Nel 1944, l'addetto militare americano a Berna fa capire al consigliere federale Pilet-Golaz che le pessime condizioni di detenzione a cui sono sottoposti gli aviatori americani potrebbero avere quale effetto collaterale possibili «errori di navigazione» da parte di bombardieri diretti in Germania.
Il 19 luglio dello stesso anno, uno dei loro bombardieri si abbatte sulla torretta del castello di Wyden, a Ossingen, nel canton Zurigo. Proprietario del castello fino al 1946 è il presidente del CICR Max Huber, che in seguito presiederà le società Alusuisse e Oerlikon Contravers, la fabbrica del famoso cannone di difesa contraerea.
Nel 1946, il presidente del CICR ottiene un risarcimento di 769 000 franchi da parte di Washington per ricostruire il suo castello di 48 camere. La distruzione della torretta non è comunque stato un atto di rappresaglia: rientrato da una missione sulla Germania, a 30 chilometri dal castello il B-24 è stato abbandonato in volo dall'equipaggio, messosi in salvo lanciandosi con il paracadute.
End of insertionConferire una medaglia a tutti
Il nipote di un aviatore americano imprigionato in Svizzera, il maggiore Dwight Mears, è insegnante in un'accademia militare della Carolina del Nord e ha dedicato la sua tesi di dottorato di filosofia ai soldati americani internati nella Confederazione. Pubblicata nel 2012, la ricerca è intitolata Internati o prigionieri? Successi e fallimenti del diritto internazionale nel trattamento degli internati americani in Svizzera tra il 1943 e il 1945.
Stando alle sue ricerche negli archivi federali a Berna e in quelli del CICR a Ginevra, le medaglie di guerra spetterebbero a 154 aviatori, di cui undici ancora in vita, sui 763 che hanno lasciato la Svizzera prima della fine del conflitto. A suo avviso, questo riconoscimento andrebbe conferito anche a coloro che sono passati ad altra vita.
Svizzera ligia ai regolamenti
«Per concedere il permesso di accedere ai campi di internamento, il generale Guisan ha obbligato il CICR a sottoporre i rapporti d'ispezione alla censura dell'esercito», precisa Dwight Mears, che per caso ha scoperto l'esistenza di questo accordo in un documento del CICR.
Nella sua tesi paragona il comportamento della Svizzera a quello di altri Stati neutri, come la Svezia, la Turchia o il Portogallo, che secondo la Convenzione dell'Aia del 1907 sottostavano all'obbligo di internare i combattenti fino alla fine del conflitto. «Ma la Svizzera è stato l'unico paese ad averla applicata alla lettera fino nel maggio 1945. Gli altri non hanno atteso la fine della guerra per operare degli scambi con i tedeschi o per chiudere gli occhi di fronte alle evasioni», conclude lo storico americano.

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!