Persone scomparse: il tormento dell'incertezza
Ogni anno gli esperti della Croce rossa svizzera si mettono sulle tracce di persone svanite nel nulla, per le ragioni più disparate. Swissinfo.ch ha intervistato la responsabile del Servizio ricerche in occasione della Giornata mondiale delle persone scomparse.
«È impressionante constatare la fiducia che la gente dimostra nei nostri confronti. In passato ho lavorato in ambito sociale per progetti patrocinati dalla Confederazione: prima di riuscire a stabilire una buona relazione con le persone erano necessari sei mesi, mentre qui divento membro della famiglia nel giro di cinque minuti», afferma Nicole Windlin, responsabile del Servizio.
Un fatto positivo che comporta però alcune difficoltà: «Non è possibile "far parte" di 500 famiglie ogni anno. In queste particolari situazioni, il funzionario del servizio ricerche rappresenta un simbolo, un possibile contatto con la persona scomparsa», aggiunge.
Nel 2010, la metà circa dei casi di sparizione trattati negli uffici di Berna erano legati a problemi politici oppure a catastrofi naturali. Tra le altre cause figuravano ragioni personali, per esempio la scelta di emigrare oppure difficoltà famigliari. Attualmente, molte richieste concernono cittadini eritrei che potrebbero trovarsi in Libia o poco distante.
Occorre flessibilità
Nicole Windlin – che ha cominciato a lavorare per il Servizio ricerche tre anni fa – fa parte di un team di quattro persone. Tra la qualità necessarie servono, a suo parere: buona capacità di ascolto, competenze linguistiche e interesse per l'attualità. Oltre a questi elementi occorre dar prova di flessibilità mentale, specialmente quando si devono ottenere delle informazioni considerate scontate secondo gli standard svizzeri.
Un esempio: «Anche se ci si aspetta di ricevere il nome e la data di nascita della persona scomparsa, spesso chi si rivolge a noi ignora persino il cognome del coniuge», fa presente Nicole Windlin. Lo stesso accade per le indicazioni geografiche: «Invece di un indirizzo, c'è chi indica "il secondo albero dopo la fontana"».
In ogni caso, il primo passo da effettuare è stabilire se gli esperti possono in qualche modo aiutare: la Croce rossa non può per esempio operare in determinate zone, per motivi di sicurezza o politici. «Solitamente intuiamo se siamo in grado di fornire un contributo oppure no: cerchiamo dunque di essere realisti, senza fare promesse che non possiamo mantenere».
Un lavoro particolare
«La sfida maggiore è quella di riuscire a fornire un sostegno psicologico e sociale alle persone che stanno soffrendo. Queste non hanno più alcuna notizia delle persone care e sovente vivono in questa condizione da anni », sottolinea Nicole Windlin.
La responsabile del Servizio ricerche fa presente che la sparizione di una persona risulta estremamente difficile da gestire: «È impossibile trovare pace fino a quando non si hanno notizie precise sul suo destino. Intere famiglie sono bloccate poiché non possono spostarsi o prendere importanti decisioni.
A ciò si aggiunge un altro aspetto: «Quando riusciamo a trovare una persona scomparsa, chiediamo sempre se è disposta a ristabilire il contatto con chi la cerca. Se la risposta è negativa, non forniamo mai indicazioni che consentirebbero di individuarla», puntualizza Windlin. In ogni caso il servizio redige un rapporto sul caso oppure può far pervenire una lettera alla persona.
Riuniti!
La vicenda dell'89enne svizzero-ungherese Karoly Rozsa è l'esempio di un successo del Servizio ricerche. Dopo il decesso della moglie nel 2010, l'uomo ha iniziato le ricerche di una nipote di cui aveva perso le tracce trent'anni prima, rivolgendosi dapprima a una radio locale e in seguito alla Croce rossa. Quest'ultima, grazie alla collaborazione della sezione ungherese, ha trovato la nipote in tre mesi.
L'ingegnere in pensione ha ringraziato commosso l'organizzazione, spiegando che intende mostrare alla nipote i suoi luoghi preferiti nella Confederazione, per esempio il Pilatus a Lucerna. «Sono così felice che abbiano trovato il mio unico parente», ripete felice.
Accettare le emozioni
Il lavoro di Nicole Windlin implica anche la necessità di recarsi all'estero. Di recente ha lavorato per un mese in Africa, al confine tra Libia e Tunisia. Scopo della missione: raccogliere informazioni in merito a persone emigrate da un paese all'altro.
Nonostante le difficoltà logistiche e nell'individuare le persone scomparse in Libia, la responsabile del Servizio ricerche stila un bilancio positivo dell'esperienza, in particolare per quanto riguarda la collaborazione tra Croce Rossa, Mezzaluna rossa e i volontari, tutti animati dagli stessi principi.
Dal momento che le vicende a cui è confrontata Nicole Windlin spesso non sono coronate dal lieto fine, è importante concetrarsi su quelle che si concludono positivamente: «Questi momenti di gioia aiutano a superare le fasi più dure, per esempio gli appelli di persone disperate durante la crisi libica».
La tristezza fa comunque parte del quotidiano di chi svolge un lavoro di questo tipo: «Se certi eventi non ci toccassero al punto da farci piangere, dovremmo chiederci se siamo al posto giusto», conclude Nicole Windlin.
Servizio ricerche della Croce rossa
Il Servizio ricerche della Croce rossa svizzera è disponibile – gratuitamente – per qualsiasi persona domicilata nella Confederazione che ha perso le tracce di un parente o della famiglia.
Le prestazioni principali del Servizio ricerche sono – oltre alla ricerca di persone scomparse – la trasmissione di messaggi, la comunicazione in caso di detenzione, l'ottenimento di rapporti medici e altra documentazione, l'individuazione dei luoghi di sepoltura e il ricongiungimento famigliare.
Per svolgere le indagini necessarie, il Servizio ricerche si avvale della collaborazione delle 185 sezioni della Croce rossa e della Mezzaluna rossa in tutto il mondo.
Nel 2010, le 516 richieste di aiuto riguardavano 621 persone scomparse. Dei 263 dossier trattati, 137 hanno avuto esito positivo, 104 nessun risultato, 17 sono stati sospesi e 5 sono stati trasferiti ad altre organizzazioni.
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