Fotografa uzbeca condannata
La fotografa e documentarista Umida Akhmedova è stata riconosciuta colpevole di «calunnia» nei confronti del suo Paese e delle sue tradizioni nuziali.
Umida Akhmedova, una personalità nel mondo della fotografia e del cinema in Uzbekistan e in Asia centrale, si è dovuta presentare in tribunale a causa del documentario sulla vita e sul matrimonio delle giovani donne uzbeke dal titolo «Il peso della verginità».
Incriminato è anche l’album intitolato «Uomini e donne: dall’alba al tramonto». Questo progetto fotografico è stato reso possibile grazie al sostegno del Programma per l’uguaglianza dei sessi dell’ambasciata svizzera in Uzbekistan.
«Uomini e donne: dall’alba al tramonto» è stato pubblicato nel 2007 e contiene 110 ritratti e scene della vita quotidiana nella ex repubblica sovietica.
Mercoledì, un tribunale della capitale Tashkent ha condannato la 55enne Akhmedova poiché è stata ritenuta colpevole di «insulti all’Uzbekistan». Il giudice ha annullato però la pena alla luce del fatto che quest’ultima è madre di tre figli e non ha dei precedenti penali.
«Abbiamo preso nota della condanna e siamo molto soddisfatti che la signora Akhmedova non venga imprigionata», ha commentato a swissinfo.ch il portavoce del Ministero degli affari esteri elvetico Erik Reumann.
«Siamo in contatto con il Ministero degli affari esteri uzbeko e stiamo seguendo con attenzione la situazione».
La persecuzione della fotografa e documentarista è stata criticata da varie organizzazioni non governative, fra cui Amnesty International, Reporters Without Borders e Human Rights Watch.
Umida Akhmedova si è laureata in fotografia nel 1986 presso l'Istituto pan-sovietico di cinematografia (Assic) di Mosca ed è stata la prima «camera woman» dell'Uzbekistan. Ha prodotto più di 20 film dall’inizio degli anni Ottanta e i suoi lavori hanno spesso suscitato scandalo in Uzbekistan perché hanno trattato temi tabu.
L'Uzbekistan è governato col pugno di ferro dal presidente Islam Karimov e la censura impedisce la libertà di stampa.
swissinfo.ch e agenzie

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