Equilibrismo tra scontro e aiuto
Per lottare contro la violenza, la procura minorile e la polizia della città di Zurigo visitano i giovani delinquenti a casa, confrontando così i familiari con i reati dei figli. Un progetto pilota che sta dando dei frutti.
«Mio figlio non ha fatto nulla di grave», sostengono a volte i genitori che non vogliono guardare in faccia la realtà. Opinione che non cambia nemmeno quando il ragazzo ha preso a calci la testa di qualcuno, mandando il malcapitato all'ospedale.
Questa è una solidarietà fondata sull'informazione lacunosa, il silenzio o la tolleranza da parte della famiglia. È una spirale negativa che la procura minorile e la polizia della città di Zurigo cercano di spezzare con un programma di prevenzione. Visitando a casa gli autori e i familiari, le autorità vogliono bloccare sul nascere la carriera criminale dei giovani teppistelli.
Il progetto pilota della durata di due anni è stato lanciato all'inizio del 2010 ed è seguito con attenzione anche da altre città. Queste ultime attendono tuttavia il rapporto finale prima di seguire le tracce di Zurigo.
In un contesto familiare
Solitamente sono un assistente sociale e un poliziotto della città a recarsi a casa delle famiglie, spiega a swissinfo.ch Hansueli Gürber, direttore della procura minorile di Zurigo. Finora i colloqui a domicilio sono stati circa 25, numero inferiore alle previsioni grazie alla "gradita diminuzione" dei casi finiti davanti alla procura minorile.
«Con la visita a domicilio vogliamo dare un segnale e avere la certezza che i genitori siano informati correttamente sul reato dei figli», afferma Gürber. Invece di incontrare le autorità in un inospitale ufficio, la ragazza e il ragazzo vengono confrontati con le loro azioni nel salotto di casa e in compagnia di genitori e fratelli.
Questa maniera di procedere è stata accettata nel maggior numero dei casi e ha prodotto dei risultati concreti. Stando a Gürber, dopo la visita a casa i giovani delinquenti non hanno infatti più commesso reati.
I tre capisaldi dell'iniziativa
Questa strategia preventiva è una novità in Svizzera, ma non lo è in Europa. In Olanda, è una pratica assodata e si basa su tre capisaldi: coinvolgere direttamente le famiglie nella ricerca di una soluzione, impedire che i genitori prendano le difese del figlio perché non sono informati correttamente e favorire una maggiore collaborazione tra la polizia e la procura minorile.
L'informazione e la spiegazione della portata del reato e delle sue conseguenze sono un "approccio costruttivo" delle autorità verso la prevenzione della violenza giovanile, ricorda il direttore della procura minorile della città di Zurigo. Dopo le iniziali reticenze, i genitori apprezzano questa maniera di procedere. Finora, soltanto una famiglia ha rifiutato una visita a casa.
Nel maggior numero dei casi, il colloquio a casa si inserisce in un discorso molto più ampio e articolato. Difatti, questo provvedimento fa parte di una serie di misure preventive. A dipendenza delle situazioni, gli assistenti sociali hanno già contattato i genitori in precedenza oppure i giovani hanno alle spalle una pena detentiva, illustra ancora Gürber.
Tra sensi di colpa e colpi di testa
Cornelia Bessler, direttrice dell'istituto di criminologia presso il servizio di psichiatria e psicoterapia per bambini e adolescenti all'università di Zurigo giudica questa esperienza "molto sensata". «Questo tipo di offerta ottiene risultati migliori, specialmente se è possibile ottenere la cooperazione dei genitori», afferma Bessler, sottolineando come l'approccio interdisciplinare sia un ulteriore pregio del progetto.
Stando alla Bessler, una buona coordinazione e un maggior dialogo tra le parti portano infatti a un'informazione più approfondita e a una migliore collaborazione tra le autorità. Tuttavia, continua la direttrice dell'istituto, le visite a domicilio sono da considerare come delle situazioni molto delicate che necessitano di una grande sensibilità.
«È un esercizio di equilibrismo tra scontro e offerta d'aiuto. Da una parte le autorità informano la famiglia in merito al reato, dall'altra quest'ultima deve essere disposta a collaborare in maniera costruttiva».
Inoltre, i giovani criminali vengono sottoposti a un'enorme pressione durante il colloquio a casa. Se mancano di sensibilità, le autorità rischiano di peggiorare la situazione. I sensi di colpa o rimorso potrebbero infatti condurre i giovani a reazioni che accrescono il rischio di azioni irrazionali, di colpi di testa, sostiene Bessler.
La mannaia budgetaria
Intanto, il direttore della procura minorile della città di Zurigo, Hansueli Gürber, si rammarica del fatto che il poliziotto incaricato di collaborare fino al 2012 con gli assistenti sociali sia dovuto ritornare alle sue normali mansioni a causa della carenza di tutori della legge in città.
L'ufficiale continua a partecipare ai colloqui a casa, ma presso la procura minorile la sua presenza si limita ai rapporti settimanali, afferma Gürber, che si dice comunque ottimista per il futuro del progetto. Si augura infatti che alla fine della fase pilota il governo cittadino istituzionalizzi la figura del poliziotto all'interno dei cinque uffici della procura minorile, così come è prassi in quella pubblica.
Violenza giovanile
Stando a un rapporto del luglio 2009 dell'ufficio federale della polizia, nel 2007 in Svizzera sono stati denunciati 12 920 minorenni, di cui 6917 per furto. Nel 2006 sono state pronunciate 9556 condanne nei confronti di minorenni, di cui 2370 per reati violenti.
Secondo un’analisi dell’Ufficio federale di statistica, 1260 minorenni e giovani adulti possono essere considerati recidivi, in ragione dei reati commessi quali la violenza fisica o sessuale e il furto con violenza. A questi si sommano 3469 recidivi colpevoli di infrazioni alla legge sugli stupefacenti.
Circa l’80 per cento di tutti i giovani delinquenti dopo circa tre anni di attività smette apparentemente di delinquere.
(fonte: Rapporto sui risultati dell'inchiesta svolta presso i cantoni sui giovani con un'intensa attività delinquenziale, dell'ufficio federale della polizia fedpol)
End of insertionProgramma quinquennale
Ad inizio aprile, Confederazione, cantoni, città e comuni hanno lanciato il programma nazionale di prevenzione "Giovani e violenza" avente come obiettivo il miglioramento della prevenzione e della lotta alla violenza giovanile.
Mediante un gruppo di esperti, il programma fornirà un sostegno mirato ai cantoni e comuni, principali responsabili della prevenzione della violenza.
Alla fine dell'iniziativa (2015), i risultati saranno raccolti in un rapporto finale.
La Confederazione stanzierà quasi sei milioni di franchi. La direzione del programma è stata affidata all'ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS).
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