Dialogo con i musulmani: sì, ma non con tutti
La ministra svizzera della giustizia Eveline Widmer-Schlumpf intende intensificare il dialogo con la popolazione musulmana: tuttavia, il Consiglio Centrale Islamico della Svizzera non rientra tra gli interlocutori scelti.
La notizia è stata comunicata martedì dall'Ufficio federale della migrazione (Ufm) e notificata ai responsabili del Consiglio Centrale Islamico della Svizzera (CCIS). L'organo in questione è stato protagonista di recenti polemiche in seguito alle dichiarazioni del suo presidente – Nicolas Blancho – sulla lapidazione.
«La stragrande maggioranza dei circa 350'000 musulmani residenti in Svizzera sono ben integrati o intenti a divenirlo. È con queste persone che va curato il dialogo», si legge nella nota diffusa dall'Ufm. Sempre martedì, il suo direttore – Alard du Bois-Reymond – ha ricordato a una delegazione del CCIS che l'ordinamento giuridico svizzero vale per chiunque risiede della Confederazione.
In particolare, Alard du Bois-Reymond ha invitato il CCIS a distanziarsi esplicitamente dalla lapidazione delle donne, ricordando che valori come la parità tra i sessi non sono negoziabili e sottolineando che l'introduzione di un Consiglio della Fatwa – auspicata da Blancho – è esclusa.
Il direttore dell'Ufm ha infine evidenziato la necessità di evitare la nascita di società parallele: «Alle condizioni attuali è impensabile che il CCIS partecipi al dialogo intrattenuto con la popolazione musulmana».
swissinfo.ch

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