Cento anni di sale rossocrociato
Le saline del Reno festeggiano il secolo di esistenza: gli impianti situati a Basilea e Argovia riforniscono praticamente tutto il paese, sfruttando un sistema di monopolio che resta molto solido.
Il sale è una delle pochissime materie prime di cui la Svizzera può disporre. La sua storia nella Confederazione ha radici lontane: per lungo tempo, le saline di Bex – scoperte nel 1475 e situate sull'attuale territorio del cantone di Vaud – costituivano l'unica riserva di sale del paese. Nel 1837 è poi incominciata l'estrazione anche nella regione del Reno (Svizzera nordoccidentale), e più precisamente a Schweizerhalle, nel cantone di Basilea campagna.
Nell'area del Reno, 250 milioni di anni or sono vi era il mare: ritirandosi, esso ha lasciato dei giacimenti di salgemma a 250-300 metri di profondità, i quali costituiscono la fonte principale del prezioso minerale.
Estrarre il sale direttamente in Svizzera ha rappresentato un'operazione assai vantaggiosa dal profilo economico, grazie allo sviluppo dell'infrastruttura ferroviaria che ha abbassato i costi di trasporto. In passato la Confederazione era infatti costretta a importare il minerale dai paesi vicini, ad esempio dalla Francia. Prima di arrivare in Svizzera, esso doveva attraversare fino a settanta posti di dogana. Giunto alla meta, il suo prezzo era di sedici volte superiore a quello originale.
Un monopolio...
Nel 1909, i sei maggiori consumatori di sale della Confederazione – i cantoni di Argovia, Basilea campagna e città, Berna, San Gallo e Zurigo – decidono di acquistare i tre luoghi di estrazione presenti sul Reno (Schweizerhalle, Riburg e quello di Rheinfelden, successivamente chiuso) e - il 14 luglio - costituiscono un consorzio: le Saline svizzere unificate del Reno.
Al consorzio aderiscono tutti i cantoni tranne Vaud, già autosufficiente. Nel 1973 viene sottoscritto il concordato del sale. L'accordo intercantonale sul commercio del sale prevede che questo bene sia fornito sull'intero territorio svizzero (escluso Vaud) agli stessi prezzi.
... che resiste tuttora
Il monopolio del sale ha vacillato durante gli anni Novanta, quando vi era la concreta possibilità che la Svizzera aderisse allo Spazio economico europeo. Ma anche dopo il responso negativo del popolo, non sono mancate le spinte politiche favorevoli alla liberalizzazione del mercato: ancora nell'ultimo biennio sono state presentate iniziative parlamentari in tal senso a livello nazionale e cantonale.
Nel 2005, il governo aveva risposto a un'interpellanza dicendosi «favorevole alla soppressione del monopolio del sale» poiché esso «non si concilia con l'azione diretta contro tutti i cartelli». L'esecutivo aveva però aggiunto di ritenere preferibile, dal profilo politico, un'azione in tal senso da parte dei cantoni.
Ciononostante, la situazione non pare destinata a mutare: i cantoni hanno accettato di diminuire le tasse sul commercio del sale, ciò che ha consentito di abbassare di quasi un terzo il prezzo del sale da disgelo; inoltre, la crisi economica spinge a privilegiare la produzione indigena.
«Bisogna tenere presente che il mercato del sale – a differenza di quello della posta o delle telecomunicazioni – non surriscalda gli animi, poiché gli interessi in gioco sono relativamente modesti. Basti pensare che la nostra cifra d'affari è paragonabile a quella della squadra di calcio del Basilea», commenta Armin Moos, responsabile marketing e vendite presso le Saline del Reno.
Inoltre, «in inverno per i cantoni è vantaggioso poter disporre rapidamente delle quantità di sale antigelo necessarie». A proposito del sale da cucina, Moos ricorda poi che «non si tratta di un articolo tale da strappare clienti alla concorrenza oppure garantire da solo la sopravvivenza di un grande distributore».
Meno gradi, più ricavi
«Il vero ago della bilancia per l'industria svizzera del sale non è la situazione economica mondiale, bensì la meteorologia. Se le temperature invernali sono elevate, ciò determina una richiesta inferiore di sale antigelo, il quale costituisce la maggior parte della domanda», spiega Armin Moos. Il consumo di sale da cucina resta infatti tendenzialmente stabile.
In questo senso, aggiunge, l'inverno 2008/2009 è risultato estremamente positivo: sono infatti stati fornite complessivamente circa 280'000 tonnellate di sale. Per soddisfare la domanda, è stato persino necessario ricorrere alle importazioni dal resto dell'Europa.
Anche la Svizzera esporta talvolta parte del proprio sale, se i paesi vicini ne fanno richiesta: «Si tratta tuttavia di quantità minori. L'espansione all'estero non figura tra le nostre priorità», puntualizza Moos.
Quale futuro?
Nel 2025 scadranno le concessioni per le saline situate nei cantoni di Basilea e Argovia. Le riflessioni in merito inizieranno però parecchio tempo prima: «Tra 3-4 anni inizieremo a pianificare il futuro», assicura Armin Moos.
«Un'opzione è la costruzione di nuove saline: la materia prima infatti non manca, ma gli impianti devono essere rinnovati dal profilo tecnico. La seconda possibilità è un'associazione strategica con l'azienda Südsalz di Monaco [azionista delle saline dal 2004]».
Teoricamente – conclude Moos – i proprietari potrebbero anche decidere di non continuare la produzione di sale, ma si tratta di uno scenario poco realistico: «Per questo motivo stiamo modernizzando le nostre strutture e ci prepariamo a seguire gli sviluppi futuri del mercato». La Svizzera non resterà senza sale.
Andrea Clementi, swissinfo.ch
Estrazione
Per ricavare il minerale dalle saline del Reno, esso è dapprima sciolto nell'acqua, la quale viene poi portata in superficie, dove subisce il processo di lisciviazione – ossia la separazione dei suoi componenti – e viene fatta evaporare.
Il sale così recuperato deve in seguito essere centrifugato, essiccato e introdotto nelle diverse catene di produzione e trattamento, a seconda dell'utilizzo previsto.
Il sale speciale e da cucina è ricavato prevalentemente a Pratteln (Basilea), mentre il sale per disgelo e per l'industria proviene principalmente da Riburg (Argovia).
A ognuno il suo sale
Le Saline svizzere del Reno – che contano circa 150 collaboratori – gestiscono una salina a Schweizerhalle presso Pratteln (Cantone Basilea-Campagna) e una a Riburg (Cantone Argovia). La cifra d'affari si situa tra i 60 e i 70 milioni di franchi. Complessivamente, vi si producono quasi ottanta tipi diversi di sale.
Il 5% circa della produzione annuale (500'000 tonnellate) è destinato all'agricoltura; il 7% ai sali rigeneranti, il 9% al consumo in cucina, il 20-25% all'industria (per la produzione di cloro, acido cloridrico, soda e soluzioni di soda caustica). Il sale antigelo assorbe una percentuale variabile tra il 20% e il 45% della produzione.
Inverno salato
Le saline del Reno e quelle di Bex hanno distribuito complessivamente 253'000 tonnellate di sale fra ottobre 2008 e marzo 2009 ai servizi cantonali di manutenzione stradale: una quantità cinque volte superiore a quella dell'inverno precedente.
Mediamente, durante i mesi freddi sulle strade svizzere vengono gettate circa 100'000 tonnellate di sale. Nell'inverno 2007/2008 – particolarmente mite – le saline del Reno ne avevano distribuite 55'000 tonnellate.
Il record assoluto risale all'inverno 2004/2005, con 300'000 tonnellate di sale sparso sulle strade. Per evitare una penuria le saline del Reno hanno inaugurato quattro anni fa il nuovo deposito di Riburg, il «Saldome», con una capacità di 80'000 tonnellate. Lo scorso inverno sono inoltre state importate 50'000 tonnellate di sale dall'estero.

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