Signor Presidente ... ho paura
Gli eventi drammatici degli ultimi mesi hanno segnato profondamente la popolazione svizzera. Le lettere inviate al presidente della Confederazione - fino a mille quotidianamente - ne sono testimonianza.
Dal tragico 11 settembre gli eventi drammatici si sono cumulati. Soprattutto per la Svizzera: la crisi di Swissair, poi il massacro di Zugo e ancora l'inferno di fuoco nel tunnel del Gottardo. Da ultimo l'incidente del volo Berlino-Zurigo, costato la vita a 24 persone.
Sono in molti ad essere toccati e a sentire il bisogno di scrivere al presidente, all'esponente più in vista delle istituzioni; sembra essere una valvola di sfogo per esprimere il proprio disagio. A Palazzo federale sono arrivate infatti fino a mille lettere per giorno.
Un consigliere federale riceve sempre delle reazioni dal pubblico, ma negli ultimi mesi, le missive erano ben più del solito: da duecento a trecento al giorno, mentre in tempi normali non ne arrivavano più di un centinaio. Neanche il popolare Adolf Ogi non ha mai ricevuto tanta posta.
Le lettere indirizzate a Moritz Leuenberger, sembrano essere dunque una sorta di indicatore dell'umore della popolazione. "Molti cittadini - conferma l'entourage presidenziale - hanno sentito il bisogno di esprimere le loro paure, le loro apprensioni, ma anche le loro proposte e le raccomandazioni scrivendo al presidente".
Il bisogno di scrivere
"Il dolore, le persone sofferenti, il confronto con la morte... - scrive la signora Beatrice W. - è difficile trovare le parole adatte". Come lei, sono in tanti quelli che scrivono per cercare conforto.
Certo non c'è una risposta univoca al malessere interiore e Leuenberger stesso non si illude di risolvere tutti i problemi, ma sottolinea l'importanza del filo diretto con i cittadini. "Per me è importante - ha confermato a swissinfo il presidente - che tutti ricevano una risposta, anche se l'ondata di invii degli ultimi mesi non permette più una risposta individuale".
Sui tavoli della segreteria del ministro si accumulano le cartelle con le lettere arrivate, quelle a cui si è data risposta, quelle già pronte per l'archiviazione. Il team di quattro persone, lavora a ritmi frenetici.
"Rispondere in maniera personale e diretta a tutti fa parte del sistema istituzionale svizzero, in cui la politica non è lontana dalla gente", aggiunge Barbara Ritschard, la responsabile del servizio. "Leuenberger stesso - sottolinea la Ritschard - visiona personalmente circa l'ottanta per cento delle risposte, spesso indicando al personale competente correzioni o aggiunte".
Non vengono stilate delle statistiche dettagliate, ma una maggioranza di chi si rivolge a Leuenberger è donna e sempre più messaggi passano per via elettronica. Le lettere provengono senza distinzione da tutte le regioni linguistiche. Molti, inoltre, i pensionati che esprimono il loro disorientamento verso un mondo che cambia rapidamente.
Il compito richiede molto tempo, ma Leuenberger pone l'accento sull'importanza del contatto con il pubblico. "Non tutti si identificano con le mie posizioni - precisa poi il ministro - ma è confortante il fatto che moltissimi riflettano su fatti drammatici, come quelli degli ultimi mesi, che rappresentano anche questioni politiche scottanti".
Le risposte ai drammi
Gli eventi delle ultime settimane occupano tutti. Molte missive chiedono quale ruolo spetti alla Svizzera nella lotta al terrorismo internazionale. Nella risposta Leuenberger riafferma la volontà del Consiglio federale di "punire i crimini", ma contemporaneamente di voler offrire un contributo svizzero alla soluzione pacifica dei problemi internazionali.
Altri auspicano soluzioni immediate per risolvere i problemi del traffico che hanno portato al dramma del Gottardo. Altre persone ancora si chinano sul ruolo dello Stato nella vicenda Swissair. Nella giornata stessa in cui gli aeroplani sono rimasti a terra, centinaia di impiegati sconvolti dalla crisi, si sono rivolti al presidente. Lo esortavano a fare il possibile per scongiurare il tracollo del gruppo.
"Con Swissair, un'impresa ritenuta parte integrante del nostro paese, sprofonda un mito, intaccando le sicurezze, su cui è costruita la nostra vita", spiega Barbara Ritschard. L'incidente del volo Crossair ha cementato lo sconforto.
Molti si sono chiesti cosa stesse succedendo, quali conseguenze economiche si delineassero, non solo per la nuova compagnia di bandiera, ma per il paese intero. Interrogativi a cui la politica deve dare una risposta.
Pressioni e minacce
In alcuni casi sono stati rimessi all'Ufficio presidenziale interi incartamenti di procedure penali o amministrative. La lettera d'accompagnamento invoca in genere l'intervento della mano forte del governo per correggere l'ingiustizia fatta ad un cittadino innocente.
"Poi vi stupite degli eventi di Zugo", dice un cittadino stizzito, affermando l'incapacità del sistema penale elvetico di rendere giustizia. "Ma il Presidente in questo caso non può intervenire - risponde l'Ufficio - e gli autori sopravvalutano le sue competenze". Ma, ora più che mai, ci si rende conto dell'importanza di prestare attenzione a chi si sente deluso dalle istituzioni.
"Ma si tratta di casi isolati - si ribadisce all'ufficio presidenziale - la maggior parte delle lettere esprime la propria solidarietà con il presidente, molti lo ringraziano per la sua presenza sui luoghi delle catastrofi e le parole di conforto espresse nelle situazioni difficili degli ultimi mesi".
Identificazione nelle istituzioni
I cittadini cercano dunque un'autorità morale a cui rivolgersi. Il professor Alberto Bondolfi, specialista di questioni etiche, precisa: "La possibilità di scrivere al presidente dimostra la propria presenza di fronte allo Stato. Le lettere testimoniano la volontà di reagire in qualche modo".
"Malgrado tutto- continua Bondolfi - il governo svizzero, nella sua formula consociativa, rappresenta una grande parte della popolazione e permette un'identificazione". Inoltre il governo ha anche una funzione di guida: "E vero - conferma a swissinfo Leuenberger - cerco, come ognuno, di corrispondere ad un ideale morale". Personalmente si sente dunque obbligato a cercare delle risposte alle sfide della vita, per sé e per la popolazione svizzera.
"Il presidente ha senza dubbio trovato le parole giuste per il susseguirsi degli eventi drammatici- conclude Bondolfi - ma non enfatizzerei il ruolo di Leuenberger stesso. Piuttosto chi scrive ricerca una risposta dalle istituzioni, al di là delle personalità o delle autorità morali". Dunque, nella situazione contingente, sono in molti a richiamarsi allo Stato, a quell'organo coagulante che rappresenta un po' tutta la nazione.
Daniele Papacella

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