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Generazione Neet, giovani europei senza prospettive

ANSA

La chiamano generazione "NEET" e sono i giovani fino ai 34 anni che non sono in formazione, non hanno lavoro e spesso neppure lo cercano. A causa della crisi economico-finanziaria iniziata nel 2007, questa categoria di persone è in costante aumento. In Italia più del 30% dei giovani tra i 20 e i 34 anni appartengono a questa generazione. In Svizzera sono l'8.4%.

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 luglio 2017 - 11:39

I dati sono stati pubblicati nei giorni scorsi da EurostatLink esterno. Nell’Unione europea ci sono almeno 17 milioni di giovani che non sono impegnati nel ricevere un’istruzione o una formazione, non hanno impiego né lo cercano. Ancora una volta è l’inglese che ci aiuta a descriverli con l’acronimo NEET (Not in Education, Employement or Training).

Da disoccupato a NEET

Le tradizionali categorie di “occupati” e “disoccupati“ sono stati usati per descrivere il mercato del lavoro. In altre parole, c'è chi lavora e chi invece cerca attivamente un posto di lavoro. Ma qualcosa è cambiato. Tra coloro che sono disoccupati c’è una sottocategoria: persone che non hanno lavoro né lo cercano attivamente.

NEET è l'acronimo inglese di "not (engaged) in education, employment or training".  Indica individui che non sono impegnati nel ricevere un'istruzione o una formazione, non hanno un impiego né lo cercano, e non sono impegnati in altre attività assimilabili, quali ad esempio tirocini o lavori domestici.

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Gli ultimi dati raccolti raccontano che dei 17 milioni di giovani europei NEET, il 42% dei maschi e il 70% delle femmine è inattivo, ovvero sono disoccupati e non cercano lavoro. Il dato è preoccupante: tutta questa generazione di giovani potrebbe restare fuori dal mondo del lavoro per molto tempo se non addirittura per sempre.

La conseguenza diretta, è facile da intuire. Questi giovani, a livello personale, vanno verso la povertà e l’esclusione sociale. A livello macroeconomico rappresentano una considerevole perdita in termini di manodopera inutilizzata e naturalmente una enorme peso per lo stato sociale.


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Italia fanalino di coda

Se la media europea si attesta al 18.3%, in Italia la generazione NEET raggiunge il 30.7% dei giovani tra 20 e i 34 anni. Questi giovani abitano soprattutto a sud e sono per la maggior parte donne. Se tra questi NEET più o meno il 50% dei maschi si è rassegnato a restare disoccupato e non cerca lavoro, tra le donne questo dato sale al 70%.

Discorso diverso in Svizzera. Attualmente i NEET sono poco più dell’8% dei giovani tra i 20 e i 34 anni. Anche in Svizzera la differenza tra uomini o donne si fa sentire. Se tra i maschi sono il 6.1%, tra le donne la percentuale sale al 10.7%.

Differenza tra sessi

A livello di Unione europea, sono le donne che alimentano maggiormente la generazione NEET (22.7% contro il 14%). Le autorità europee spiegano questo fenomeno adducendo tre motivi principali.

1.      Convenzioni sociali o pressione sociali che attribuiscono alle donne un ruolo in famiglia e agli uomini un ruolo nel mondo del lavoro.

2.      Le opportunità di carriera rinforzano la segregazione di genere, costringendo le donne a una più ristretta cerchia di lavori.

3.      Disuguaglianze causate dal mercato del lavoro che preferisce i giovani uomini alle giovani donne. Un mercato che paga meno le donne e che spesso non favorisce il rientro delle mamme dopo la maternità.

Anche in questo caso la differenza tra uomini e donne NEET è più importante nei paesi del sud o dell’est dell’Europa: non solo Italia e Grecia ma anche Bulgaria, Romania e Spagna. La differenza di genere si fa meno marcata in Danimarca, Svezia, Olanda.

Altri sviluppi

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Formazione decisiva

La formazione gioca un ruolo importante. In Italia ma anche in Grecia, Bulgaria, Slovacchia, Irlanda e Polonia, più del 50% della generazione NEET ha una formazione scolastica bassa. Queste persone hanno ottenuto al massimo la licenza delle scuole obbligatorie. Prendiamo il caso dell’Italia. Il 50.2% tra i NEET ha la formazione di base, il 28.2% ha una formazione superiore ma non universitaria. Il restante ha una formazione terziaria.

Infine, a differenza del resto dell’Europa la generazione NEET italiana abita equamente in città, nelle periferie e nelle zone rurali. Mediamente in Europa la generazione NEET vive nelle zone rurali o nelle periferie. Chi abita in città rischia meno di entrare a far parte di questa generazione che non ha futuro.

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