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Rabbia in Italia preoccupa Svizzera

Le autorità veterinarie elvetiche sono sul chi vive a causa della ricomparsa della rabbia nel nord Italia. Nella Confederazione questa malattia mortale per gli esseri umani e per gli animali è stata debellata nel 1999. Ma ora si riavvicina ai confini svizzeri.

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 maggio 2010

L'impennata del numero di animali colpiti da rabbia trovati morti in Italia è inquietante. Nel 2008 erano stati censiti 9 casi. L'anno seguente ben 69. Un'evoluzione che si è ulteriormente aggravata nel 2010.

Dal 1° gennaio al 19 maggio di quest'anno, complessivamente in Veneto, Friuli Venezia Giulia, nelle province di Trento e di Bolzano, nel corso di controlli sistematici sono stati diagnosticati 182 casi di animali testati positivi al virus, indica sul suo sito l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, incaricato di sorvegliare la situazione. Ciò corrisponde al 6,81% di tutti gli animali controllati.

In cifre assolute il maggior numero di casi è rappresentato da volpi (154). Ma la rabbia è stata diagnosticata anche in altri animali selvatici e pure in 8 gatti e un cavallo.

"La situazione è preoccupante", ha dichiarato all'agenzia di stampa ATS la portavoce dell'Ufficio federale di veterinaria Cathy Maret. Per il momento è impossibile pronosticare se la rabbia raggiungerà anche la Svizzera. L'Italia ha infatti adottato una serie di provvedimenti per combattere la diffusione della malattia, spiega la portavoce. È dunque possibile che non vi sia alcuno sconfinamento. Ma ovviamente non c'è garanzia assoluta.

Le autorità elvetiche sono comunque in stretto contatto con le omologhe italiane. Se la rabbia dovesse avvicinarsi alle frontiere svizzere, la Confederazione esaminerà l'opportunità di spandere esche per volpi nelle zone di confine con l'Italia, precisa la Maret.

L'Ufficio federale di veterinaria ricorda peraltro che cani e gatti devono essere vaccinati contro la rabbia se portati all'estero. Perché il vaccino sia efficace occorre attendere tre settimane. Dunque chi parte in ferie con gli amici a quattro zampe deve tener conto di questa scadenza.

swissinfo.ch e agenzie

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