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Importante scoperta per i trapianti di cuore

Un gruppo di ricercatori dell'Inselspital, l'ospedale universitario di Berna, è riuscito a provare che un cuore può essere trapiantato anche 40 minuti dopo che ha cessato di battere. Finora la finestra di tolleranza era di 20 minuti.

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 settembre 2010 - 15:04
swissinfo.ch e agenzie

La scoperta è valsa ai ricercatori bernesi il premio annuale dell'Associazione europea di chirurgia cardiotoracica. Un articolo scientifico sarà pubblicato prossimamente sulla rivista dell'associazione.

Stando alla letteratura medica, il cuore ha un periodo di tolleranza all'ischemia – la riduzione dell'apporto di sangue arterioso ad un organo – di una ventina di minuti. In un comunicato, l'Inselspital afferma che il gruppo di ricercatori guidato da Thierry Carrel è «riuscito a raddoppiare, portandola a 40 minuti, la finestra di tolleranza cardiaca all'ischemia». Per ottenere questo risultato, la temperatura del cuore è stata abbassata da 37 a 32 gradi.

«Gli ultimi risultati preliminari indicano una sopravvivenza fino a 55 minuti», ha spiegato all'Agenzia telegrafica svizzera il professor Hendrik Tevaearai, membro del gruppo di ricerca. «È una scoperta che apre delle nuove prospettive per l'applicazione clinica».

In particolare ci si augura che il fatto di poter espiantare cuori che hanno cessato di battere permetterà di far salire il numero dei donatori. Oggi, una volta constatata la morte celebrale, il cuore del paziente viene mantenuto artificialmente in attività e alimentato con ossigeno fino all'arrivo dell'equipe medica che si occupa dell'espianto. L'organo viene poi messo in una soluzione conservante e portato ad una temperatura di 4 gradi per poi raggiungere, il più rapidamente possibile il destinatario.

Per medici, famigliari e pazienti, i 40 minuti in cui un cuore "morto", ovvero non attaccato ad una macchina, resta idoneo per un trapianto, significano tempo prezioso in più per prendere delle decisioni e operare. Restano da discutere gli aspetti etici e culturali. «Il cuore ha un grande valore simbolico», spiega Hendrik Tevaearai. «Per il momento è difficile dire quando la nostra scoperta avrà dei risvolti pratici».

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