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Scandalo Elf: Berna rifiuta di arrestare ex agente segreto francese

La Svizzera rifiuta di arrestare Pierre Lethier, ex agente segreto francese sospettato di aver corrotto dirigenti politici tedeschi nella vicenda Elf-Leuna. Berna giudica incompleto il mandato di cattura internazionale emesso da Parigi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 ottobre 2000 - 17:18

«Abbiamo chiesto informazioni supplementari alla giustizia francese la settimana scorsa. Non abbiamo ancora ricevuto nulla», ha detto domenica all'ats Rolf Debrunner, portavoce del Dipartimento federale di giustizia e polizia, confermando una informazione del domenicale romando «dimanche.ch».

«Non possiamo arrestare una persona, se non disponiamo degli elementi sufficienti», ha aggiunto il portavoce. Debrunner non è stato in grado di precisare se l'ex ufficiale dei servizi segreti riciclatosi negli affari, che risiedeva a Ginevra, sia ancora in Svizzera. Citando un conoscente, «dimanche.ch» sostiene che Lethier ha già lasciato il paese per destinazione ignota.

Lethier è ricercato dalla Francia nell'ambito delle indagini sulle commissioni occulte, versate in margine all'acquisto, da parte di Elf-Aquitaine, della raffineria tedesco-orientale Leuna, nel 1992. Il mandato di cattura è stato emesso dal giudice Renaud van Ruymbeke, incaricato di indagare su questo filone del voluminoso dossier Elf.

Secondo il giudice ginevrino Paul Perraudin, che si occupa degli aspetti svizzeri della vicenda, Lethier ha ricevuto una commissione di 24 milioni di franchi svizzeri in occasione del rilevamento della raffineria tedesca da parte del gruppo petroliero francese. Perraudin non ha tuttavia potuto provare che parte di questa commissione sia finita in Germania.

Lethier ha finora rifiutato di spiegarsi davanti alla giustizia francese. Ha riconosciuto di aver ricevuto commissioni, ma ha formalmente negato di aver fatto versamenti a personalità politiche.

L'ex agente è stato a più riprese tirato in ballo come l'uomo tramite il quale l'allora presidente francese FrançoisMitterrand avrebbe finanziato l'amico cancelliere Helmut Kohl, dirottando su di lui commissioni per oltre 14 milioni di franchi svizzeri elargiti dalla Elf-Aquitaine per l'acquisto della Leuna.

In una intervista pubblicata lo scorso 13 ottobre dal quotidiano «Herald Tribune», egli ha negato ci sia stata «collusione» tra Mitterrand e Kohl per facilitare la vittoria del cancelliere tedesco alle elezioni del '94. E ha rivendicato per se stesso un ruolo da semplice lobbista: avrebbe aiutato l'Elf a pagare meno tasse in Germania per l'acquisto della raffineria.

A suo avviso, i capi della Elf avrebbero messo in giro una «menzogna colossale» per nascondere il fatto che si erano intascati un'enorme montagna di tangenti.

L'ex agente segreto aveva aggiunto che si appresta a presentare una formale denuncia al tribunale di Ginevra contro i capi dell'Elf nei primi anni Novanta, incominciando dall'ex presidente Loik Le Floch-Prigent, amico di Mitterrand.

swissinfo e agenzie

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