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Rubens Bertogliati: granduca di Lussemburgo

Il vincitore della prima tappa del Tour: "La maglia gialla? La conserverò sempre come un cimelio!" Keystone Archive

Il ventitreenne ticinese ha ottenuto una vittoria spettacolare alla prima tappa del Tour de France, che gli è valsa anche la maglia gialla di leader.

Questo contenuto è stato pubblicato il 07 luglio 2002 - 19:02

Incredibile, fantastico, eccezionale: Rubens Bertogliati, portacolori della Lampre-Daikin, 23 anni di Lugano, ha sorpreso tutti a mille metri dal traguardo, con un'azione fulminea, che ha preso in contropiede gli sprinter e gli ha regalato la seconda vittoria da professionista.

Una vittoria che gli cambierà la vita: Rubens infatti ha conquistato ben tre...piccioni con una fava. Vittoria di tappa, maglia gialla di leader (strappata a Lance Armstrong) e maglia bianca di miglior giovane.

Rubens Bertogliati erede di Mauro Gianetti?

Fisico longilineo, faccia pulita, un tantino introverso, Rubens Bertogliati può essere definito l'erede di un altro atleta ticinese: Mauro Gianetti, vice campione del mondo nel 1996 a Lugano.

L'anno scorso ha partecipato per la prima volta alla Grande Boucle, chiudendo sui Campi Elisi con il 140° posto e dimostrando di sopportare le tre settimane di gara e le numerose avversità disseminate sul terreno.

Quel Lussemburgo che ti cambia la vita

7.7.2002: questa data, un tantino particolare per gli amanti della numerologia, rimarrà sempre impressa nella mente di Rubens Bertogliati.

Il finale, con gli ultimi mille metri in salita, ha permesso il guizzo di Rubens, che è sgusciato fuori dal gruppo, con un colpo alla Tchmil che ha messo in ginocchio gente del calibro di Zabel, Baldato, O'Gready...

Una prima tappa scintillante su un percorso più nervoso di quanto il profilo altimetrico suggerisse, con un vincitore svizzero che verrà festeggiato degnamente al suo ritorno a Lugano.

Ci sono soltanto tre svizzeri al via del Tour: oltre a Rubens Bertogliati anche Markus Zberg e Laurent Dufaux. La vittoria vale quindi doppio per i colori rossocrociati.

Ci ha creduto soltanto quando il collega della Televisione della Svizzera italiana lo ha intervistato al traguardo. Emozionato e senza fiato, Bertogliati non si è reso conto dell'impresa.

Una vittoria dopo due anni di apprendistato?

Semplice, educato ed emozionatissimo, Rubens Bertogliati si è concesso ai giornalisti, ancora incredulo di aver messo a segno un'impresa d'altri tempi: era un po' che non si vedevano guizzi in contropiede che anticipassero le squadre dei velocisti.

"Questo successo" - ha detto il ticinese - "è il coronamento di due anni da professionista. Sono arrivato alla Lampre 24 mesi fa e ho cercato di rubare il mestiere a colleghi più titolati. L'unica vittoria finora è stata quella di quest'anno al GP di Chiasso ma un successo al Tour de France non me l'ero nemmeno sognato.

Preferisco le corse a tappe a quelle di un solo giorno", ha spiegato il ciclista, "l'anno scorso sono venuto per la prima volta al Tour ed ho capito quanto è duro. La vittoria? Ci ha provato dapprima il mio compagno Serpellini, poi ho visto che c'è stato un attimo di esitazione e sono partito a razzo.

Sono salito sui pedali con la convinzione che la leggera ascesa non avrebbe aiutato il gruppo con oltre 80 corridori. Ho smesso di pedalare a 20 metri dal traguardo e solo allora ho realizzato cosa mi era capitato. La maglia gialla? La conserverò sempre come un cimelio, perchè vincere alla Grande Boucle è il massimo per un ciclista professionista".

Filippo Frizzi

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