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La moschea di Winterthur chiuderà a fine anno

Due grandi moschee svizzere, spesso citate come luoghi di radicalizzazione, tornano ad occupare le prime pagine dei giornali. Il responsabile della sicurezza della moschea di Ginevra sarebbe sospettato di radicalizzazione in Francia, secondo un’inchiesta di Le Temps. Il quotidiano Tages-Anzeiger rivela, dal canto suo, che a Winterthur il luogo di culto musulmano dovrebbe chiudere a fine anno.

Questo contenuto è stato pubblicato il 27 ottobre 2016
swissinfo.ch e RSI (TG del 26.10.2016)

Pubblicata mercoledì, l’inchiesta del quotidiano romando ricorda che la grande moschea di Ginevra era già finita sotto i riflettori lo scorso anno, quando due dei tre imam erano stati schedati “S” dalla Francia, ossia a rischio radicalizzazione. La direzione ha però sempre respinto ogni accusa.

Oggi è il responsabile dei servizi di sicurezza ad essere sospettato di radicalizzazione, sempre secondo Le Temps. L’uomo sarebbe stato assunto per sorvegliare la moschea dopo la partenza in Siria di due giovani che frequentavano il luogo di culto.

Contattata dalla Radiotelevisione svizzera (RTS), la direzione della moschea ha precisato in una mail che “a questo stadio, si tratta di una diffamazione (…). Inoltre, il fatto di essere schedati ‘S’ non è una prova di cattiva condotta”. Un’opinione condivisa anche dal politologo ed esperto del mondo arabo Hasni Abidi, secondo cui non si tratta di una prova di responsabilità penale. 

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A Winterthur, la moschea An’Nur dovrebbe invece chiudere le porte alla fine dell’anno. La società proprietaria dell'immobile ha infatti deciso di non rinnovare il contratto di locazione.

La notizia, pubblicata mercoledì dal Tages-Anzeiger, è stata confermata da Atef Sahnoun dell’associazione An’Nur, secondo cui si tratta di una conseguenza diretta delle "notizie sensazionalistiche pubblicate dai media".

La moschea An'Nur ( in arabo "la luce") è in effetti più volte finita sotto i riflettori della cronaca come luogo di radicalizzazione di giovani andati a combattere nei ranghi dell'Isis. Secondo varie fonti, sarebbero almeno cinque i ragazzi finora partiti dalla città zurighese verso la Siria.

A metà ottobre, inoltre, l’imam Shaikh Wail sarebbe stato allontanato dal luogo di culto. Stando a un’inchiesta della SonntagsZeitung, l’uomo aveva lanciato appelli al jihad e aveva mostrato disprezzo nei confronti delle leggi svizzere. 

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