Quando espatriare rima con aiutare
Un terzo dell'anno in Costa d'Avorio e due terzi in Svizzera a raccogliere fondi e materiale, ad organizzare il viaggio seguente, i prossimi lavori. Un'assistente di cura ticinese illustra a swissinfo.ch i suoi progetti d'aiuto nel paese africano.
Jacqueline Lefelle, ha 55 anni, è madre di due figli adulti e lavora nella casa per anziani comunale di Bellinzona. Si potrebbe dire che fa parte della Quinta Svizzera a tempo parziale. Trascorre infatti quattro mesi all'anno – tutte le sue vacanze e un periodo di congedo non pagato – in Costa d'Avorio. Laggiù intende trasferirsi quando andrà in pensione.
Nel paese africano dà vita a progetti d'aiuto spontanei. È un'opera di volontariato iniziata con il compagno, tragicamente scomparso nel maggio 2010. Quando Moreno è morto, folgorato mentre stava pescando in riva a un fiume, "è stato come se il mondo si fosse fermato. Ho pensato che avrei abbandonato tutto", confida.
Ma un amico di Moreno l'ha incoraggiata a proseguire l'impegno iniziato con l'uomo che amava. "Mi sono resa conto che non ero sola. C'erano amici di Moreno che volevano continuare".
Allora Jacqueline si è gettata a capofitto nei preparativi per ritornare a Meneké, un villaggio in riva all'oceano nell'ovest della Costa d'Avorio, dove sono in corso i progetti avviati con il compagno. Un luogo in cui erano giunti per caso la prima volta nel 2007.
"Eravamo diretti in Camerun, ma avevamo dovuto fermarci in Costa d'Avorio per un problema di passaporto. Ci siamo diretti in quella zona senza sapere cosa vi fosse e abbiamo trovato il paradiso in cui fermarci", ricorda Jacqueline.
Nelle disavventure si annodano amicizie
Il loro camion si è insabbiato, lei ha preso la malaria. Da questi problemi "è nata una vera amicizia con gli abitanti del villaggio, che ci hanno aiutati". Jacqueline e Moreno hanno comperato due case malandate e affittato il terreno. "È la gente del posto che ci ha invitati a restare, che ci ha aiutato a ripulire il terreno e a ristrutturare le case", sottolinea.
Durante il soggiorno a Meneké hanno portato materiale per gli alunni nel centro scolastico regionale, situato a 5 chilometri di distanza, e hanno visto che c'era una mensa diroccata. "Moreno ha valutato cosa c'era bisogno per ricostruirla e ha deciso che sarebbe stata l'opera dell'anno seguente".
A Roveredo, il suo comune nel cantone dei Grigioni, Moreno in estate ha organizzato una festa di beneficienza per riunire il denaro necessario per la costruzione. Quando in inverno sono tornati a Meneké, l'edificio è stato eretto in tre mesi. Mancavano ancora le rifiniture e l'arredamento, pianificati per l'anno seguente
Prima di rientrare in Svizzera, Moreno aveva inoltre promesso una nuova opera. "Aveva chiesto cosa c'era bisogno al capo del villaggio, il quale a sua volta aveva consultato gli abitanti", spiega Jacqueline. Il sogno della popolazione era di avere una scuola "per i bambini più piccoli, in modo che nei primi due anni non avrebbero dovuto camminare ogni giorno per 10 chilometri, tra andata e ritorno".
Moreno aveva deciso che quel sogno sarebbe diventato realtà. Ora si sta realizzando, nonostante che lui non sia vissuto abbastanza a lungo per vederlo. Jacqueline ha preso in mano le redini per concretizzarlo. Ha seguito il metodo che lui aveva collaudato in oltre vent'anni di viaggi in Africa e che dal 2004, quando si erano conosciuti, sperimentavano insieme.
Comperava un vecchio veicolo d'occasione che riparava e che vendeva prima di tornare in Svizzera. Raccoglieva materiale sanitario, scolastico, vestiti, biciclette e quant'altro, che distribuiva nei luoghi in cui passava. Poi, dopo aver "scoperto" Meneké nel 2008, si erano aggiunte la festa estiva a Roveredo per raccogliere fondi e l'organizzazione a distanza dei preparativi per la costruzione.
Forza e coraggio
In pieno lutto, nell'estate 2010, Jacqueline ha cominciato a fare esattamente le stesse cose. Alla fine dicembre, incurante del conflitto fra le milizie del neoeletto presidente della Costa d'Avorio Alassane Ouattara e le truppe rimaste fedeli al presidente uscente che rifiutava di lasciare il potere Laurent Gbagbo, è partita per Meneké. Con lei c'erano altre quattro persone, fra cui sua figlia.
Il viaggio è stato estenuante. Nella regione occupata dalle milizie di Ouattara c'erano molti blocchi. "Erano aggressivi, ci hanno spillato molti soldi e ci sono stati momenti di tensione", rammenta.
Quei disagi sono stati dimenticati in fretta a Meneké. "La gente del villaggio mi aspettava, ma al contempo non credeva che sarei tornata. Dicevano: 'è una donna non ce la farà'. Invece ce l'ho fatta!", ci dice illuminandosi.
I lavori si sono messi in moto rapidamente. È stata terminata e inaugurata la mensa. Parallelamente è iniziata la costruzione della scuola. "Noi paghiamo tutto il materiale, che viene comperato nella zona, e gli operai per i lavori di costruzione veri e propri. Gli abitanti eseguono i lavori accessori, come il disboscamento, portare l'acqua e il materiale, preparare i pasti agli operai".
Insieme a un amico Jacqueline ha anche promosso un progetto di pesca. "Abbiamo comperato una barca, in modo che i giovani possano pescare. Così creiamo posti di lavoro".
Mentre la realizzazione dei progetti prosegue, Jacqueline ne prepara dei nuovi, raccoglie donazioni e organizza il viaggio per il prossimo inverno."Quando sarò in pensione vivrò a Meneké e verrò in Svizzera in estate. Oltre a incontrare i figli, i parenti, gli amici, ogni estate organizzerò ancora la festa di beneficienza", dice, invitandoci sin d'ora ad andare a visitarla in Costa d'Avorio. "Casa mia è casa tua", è il suo motto.
note di blues per meneké
Meneké è una località nell'ovest della Costa d'Avorio, a un'ottantina di chilometri dal confine con la Liberia. Fa parte del dipartimento di Tabou, nella regione del Basso Sassandra.
In quel villaggio che dista oltre una decina di chilometri dalla strada principale asfaltata, una coppia di svizzeri, Moreno Fibbioli e Jacqueline Lefelle, è andata casualmente alla fine di dicembre del 2007 per fare una tappa, mentre attraversava la Costa d'Avorio. Per i due svizzeri la popolazione di Meneké è diventata la nuova famiglia. Hanno deciso che sarebbero tornati ogni anno. Hanno quindi dato il via a dei progetti d'aiuto.
I fondi per finanziarli sono raccolti essenzialmente con una festa di beneficienza organizzata ogni estate a Roveredo, nel cantone dei Grigioni. Quest'anno si svolge il 27 agosto. Un'intera giornata sponsorizzata, con pranzo, cena e concerto di Joe Valeriano & Joe Colombo. Il prezzo per i partecipanti? Non è fissato. Ognuno versa quello che vuole.
In seguito alla morte di Moreno, nel 2010, è inoltre stata fondata in sua memoria l'Associazione Scigue (dal soprannome di Moreno), alla quale possono essere devolute donazioni per i progetti di Meneké.
End of insertion
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!