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Dopo tre generazioni, l’integrazione non va più messa in discussione!

La Svizzera deve riconoscere i nipotini degli immigrati: giovani nati, formati in Svizzera e integrati alla perfezione che mantengono solo pochi legami con il paese d’origine. Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse, l’organizzazione mantello indipendente dei lavoratori, ritiene che si debba accettare la naturalizzazione agevolata degli stranieri della terza generazione. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 gennaio 2017
Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse

Il prossimo 12 febbraio, i cittadini svizzeri potranno decidere se i giovani stranieri della terza generazione avranno accesso a una procedura semplificata di naturalizzazione quando ne faranno richiesta. La naturalizzazione agevolata non sarà automatica poiché le persone interessate dovranno esprimere la loro volontà e potranno farlo solo fino ai 25 anni di età. Inoltre, le condizioni per accedere a tale procedura restano rigide e limitano il numero di persone interessate.

Adrian Wüthrich è presidente dal 2015 di Travail.Suisse, l’organizzazione mantello indipendente dei lavoratori. Membro del Partito socialista svizzero è inoltre deputato al Gran Consiglio del canton Berna zvg

Per capire la vera portata di questa votazione, è tuttavia necessario comprendere chi sono i giovani della terza generazione e quali sono i vantaggi sia per questi giovani sia per la l’insieme della società qualora il 12 febbraio dalle urne scaturirà un SÌ.

Spesso i legami con il paese d’origine sono inesistenti 

Il cambiamento costituzionale su cui si deciderà riguarda unicamente i giovani nati in Svizzera di cui i genitori e i nonni hanno vissuto in Svizzera. I giovani e i loro genitori devono aver seguito per almeno cinque anni la scuola dell’obbligo svizzera e disporre di un permesso C. Secondo uno studio recente dell’Università di Ginevra, le principali nazionalità toccate sono gli italiani, le persone provenienti dai Balcani, i turchi, gli spagnoli e i portoghesi. I nipotini di questi gruppi di immigrati nati in Svizzera parlano perfettamente una lingua nazionale. Dopo la formazione e i diplomi ottenuti in Svizzera, il loro futuro professionale e sociale si svilupperà certamente nel paese. 

In considerazione di questi fatti, l’integrazione della terza generazione non va più dimostrata: occorre riconoscerla! Soprattutto perché i legami con il paese d’origine dei nonni sono inesistenti o meno importanti di quelli stabiliti in Svizzera. Sarebbe dunque ingiusto sottomettere alle stesse condizioni la naturalizzazione dei nipotini nati in Svizzera che hanno un altro vissuto e un percorso non migratorio diverso dai genitori e dai nonni. Per questo motivo, semplificare la procedura eliminando le audizioni previste per dimostrare l’integrazione delle persone già integrate è un miglioramento necessario e giustificato.   

D’altronde, stabilire una competenza federale per la naturalizzazione agevolata della terza generazione permetterà di trattare tutti allo stesso modo, indipendentemente dal cantone di domicilio. I cantoni che prevedono già una procedura agevolata per la seconda generazione manterranno questa competenza senza ostacolare il principio del pari trattamento per la terza generazione. 

Un’opportunità per la società e il futuro della Svizzera

Secondo lo studio citato sopra, sono 25’000 le persone che adempiono le condizioni previste dalla procedura di naturalizzazione per la terza generazione. Vivono in Svizzera e vi resteranno. È dunque fondamentale riconoscerle nella loro appartenenza al paese: sul piano legale e non solamente di fatto. Poiché si tratta di persone integrate che fanno parte della rete sociale e professionale e che sono in grado di favorire lo sviluppo economico svizzero, tale riconoscimento rappresenta un’opportunità per tutta la società. 

Non dimentichiamo che anche i loro genitori e nonni hanno contribuito alla costruzione della Svizzera attuale. La storia dei lavoratori stagionali ne è solo un esempio. D’altra parte, un riconoscimento che comprende la concessione di diritti civici permetterà di aumentare la partecipazione politica della popolazione e di rafforzare così il sistema democratico. Puntare sui giovani di oggi significa anche puntare sul futuro della Svizzera. Per questi motivi, Travail.Suisse, l’organizzazione mantello indipendente dei lavoratori, raccomanda di votare SÌ il 12 febbraio 2017. 

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell'autore e non riflettono necessariamente la posizione di swissinfo.ch.

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