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Processo a un estremista vodese che nega l'olocausto

L'estremista di destra Gaston-Armand Amaudruz è sotto processo per discriminazione razziale davanti al Tribunale correzionale di Losanna. Il vodese, 79 anni, rischia fino a tre anni di prigione. La sentenza sarà comunicata il 10 aprile.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 aprile 2000 - 09:27

Esponente dell'estrema destra conosciuto a livello europeo, Amaudruz è accusato di aver professato tesi revisioniste e negazioniste dell'Olocausto, di cui furono vittima sei milioni di ebrei durante la Seconda Guerra mondiale.

Nel marzo del 1995, nella rivista «Courrier du continent» di cui è editore, il vodese definisce l'Olocausto un «mito». Nel luglio dello stesso anno pubblica un articolo intitolato «Non credo alle camere a gas», nel quale afferma che non esistono prove dell'esistenza di simili impianti nei campi di concentramento nazisti. Amaudruz è inoltre accusato di aver venduto diversi libri con il medesimo contenuto.

Le parti civili sono quattro: la Federazione svizzera delle comunità israelite, la Lega internazionale contro il razzismo e l'antisemitismo (LICRA), l'Associazione dei figli e delle figlie di deportati ebrei di Francia, il cui presidente, l'avvocato francese Serge Klarsfeld, presenzia all'udienza. La quarta è una persona sopravvissuta ai campi di concentramento.

Il lungo intervallo intercorso fra la denuncia e il processo è dovuto, in gran parte, ai numerosi ricorsi presentati da Amaudruz, che ha successivamente contestato i provvedimenti di sequestro e, fino al Tribunale federale, la qualità di parte civile della LICRA. La Corte suprema ha dichiarato il suo ricorso irricevibile.

Agli inizi del 1999, il Ministero pubblico vodese e le parti civili avevano a loro volta ottenuto il rinvio del processo, nell'attesa della decisione del Tribunale federale sul caso del libraio di Montreux, anch'egli accusato di discriminazione razziale.

swissinfo e agenzie

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