L’immigrazione va regolata, ma rispettando gli accordi internazionali
Regolazione dell'immigrazione nella Costituzione federale e mantenimento degli accordi bilaterali con l’Unione europea. È l'obiettivo delle due varianti per il controprogetto all’iniziativa RASA proposte dal governo elvetico.
L’iniziativa popolare RASALink esterno ("Raus aus der Sackgasse", ossia "Fuori dal vicolo cieco") chiede di annullare il risultato della votazione del 9 febbraio 2014. Quel giorno, una risicata maggioranza del popolo svizzero si era espressa in favore dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, che chiedeva l’introduzione di contingenti annuali e tetti massimi inserendo un nuovo articolo, il 121aLink esterno, nella Costituzione.
Il governo svizzero raccomanda di respingere l’iniziativa RASA, non ritenendo opportuno rimettere in discussione una votazione popolare così recente, e mercoledì ha messo in consultazioneLink esterno due varianti di controprogetto.
La prima prevede la sostituzione del capoverso 4 dell'articolo costituzionale 121a con una disposizione secondo cui la regolazione dell'immigrazione deve tener conto degli accordi internazionali di grande importanza per la posizione della Svizzera in Europa. Questa opzione tiene conto della volontà popolare, più volte confermata alle urne, di proseguire sulla via bilaterale, rileva il governo in una notaLink esterno.
Verrebbe inoltre abrogata la disposizione transitoria in base alla quale il parlamento deve applicare l'iniziativa entro tre anni dall'approvazione popolare
La seconda variante si limiterebbe invece a stralciare questo passaggio, senza modificare l’articolo 121a. Questa opzione tiene conto del fatto che il parlamento ha adottato una legge che va nel senso dell'articolo costituzionale, ma non regola il conflitto normativo. L'accordo sulla libera circolazione delle persone potrebbe essere adeguato in un secondo tempo per attuare altri elementi dell'iniziativa dell'UDC, secondo il governo. Nei due casi, il mandato di gestione dell'immigrazione sarà mantenuto, così come gli accordi bilaterali con l'UE.
Secondo la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga la scelta fra due varianti non è testimone di disaccordi in seno al governo. La decisione non è stata facile, perché "non c'è né una buona, né una cattiva soluzione", e si prospetta un'ampia discussione. Per il governo è essenziale che sia il popolo a decidere.

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