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Mediazione svizzera: la Colombia dice basta

L'ambasciatrice colombiana a Berna ha ufficialmente comunicato al Dipartimento federale degli affari esteri che la mediazione svizzera non rientra più nelle strategie del suo governo per la liberazione degli ostaggi in mano alle Farc.

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 luglio 2008 minuti

L'ambasciatrice Claudia Jimenez ha spiegato che Bogotà intende «dare la priorità ai contatti diretti» con le Forze armate rivoluzionarie (Farc).

In seguito all'operazione dell'esercito colombiano che ha portato alla liberazione di 15 ostaggi – tra i quali Ingrid Betancourt – il quadro della situazione è cambiato, fatto che ha spinto il governo colombiano a rivedere la sua strategia.

L'ambasciatrice Jimenez rifiuta tuttavia di parlare di «fine» della mediazione svizzera. «È la Confederazione a dover trarre le conseguenze», ha dichiarato.

La Colombia non esclude, in futuro, di ricorrere di nuovo a dei mediatori stranieri, soprattutto nel caso in cui riesca a gettare le basi di «un processo di pace concreto». Per il momento, però, vuole limitare le sue relazioni con la Svizzera ai «settori in cui abbiamo un'unità di vedute».

Bogotà ha fatto avere a Berna i documenti che riguardano il mediatore elvetico Jean-Pierre Gontard, accusato di connivenza con le Farc. La Colombia, ha concluso Claudia Jimenez, aspetta ora la reazione svizzera.

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