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La Libia sospende i visti ai cittadini dell'area Schengen

Le autorità libiche hanno comunicato lunedì che non saranno più rilasciati visti a cittadini provenienti dall'aerea Schengen e che non potranno entrare nel paese nemmeno coloro che sono già in possesso del visto.

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 febbraio 2010 - 18:48

Il provvedimento, come indicato dal Ministero degli esteri italiano, è senza dubbio da ricondurre alle misure di ritorsione prese dalla Svizzera, che dallo scorso mese di giugno ha reso più severe le condizioni per la concessione dei visti di Schengen ai cittadini libici, di fronte al rifiuto di Tripoli di cooperare sulla sorte dei due confederati trattenuti in Libia. Domenica l'edizione online del giornale libico Oea aveva reso noto che finora la Svizzera aveva vietato l'accesso a 188 personalità libiche.

"Posso confermare che il nostro ambasciatore a Tripoli è stato informato. La presidenza spagnola dell'UE sta procedendo a delle consultazioni con le autorità libiche", ha indicato a swissinfo.ch un portavoce del Consiglio dell'Unione Europea.

La Commissione Europea ha da parte sua deplorato una decisione definita "unilaterale e sproporzionata". Entro la fine di questa settimana, Bruxelles e i paesi associati allo Spazio di Schengen esamineranno la "reazione appropriata", si legge inoltre nel comunicato.

Stando all'agenzia di stampa Ansa, all'aeroporto della capitale libica dagli aerei di tutte le compagnie vengono fatti scendere prima i passeggeri non europei e solo in un secondo tempo tutti gli altri, che vengono poi fermati al controllo passaporti dove inizia una lunga trafila che in molti casi porta al rimpatrio. Il provvedimento non si applica ai cittadini del Regno Unito, che non fa parte dello Spazio Schengen.

La crisi tra la Svizzera e la Libia è scoppiata nel luglio del 2008, dopo l'arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi, figlio del leader libico, e della moglie, accusati di maltrattamenti contro due domestici. La Libia in seguito aveva arrestato a sua volta due cittadini svizzeri, che tuttora non possono lasciare il paese.

swissinfo.ch e agenzie

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