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Frontalieri non soggetti a indagini scudo

Dal parlamento italiano si levano voci per chiedere a Roma passi diplomatici per sciogliere le tensioni con Berna, legate allo scudo fiscale. D'altra parte è stato precisato che i frontalieri non sono soggetti alle norme dello scudo.

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 novembre 2009 minuti

La richiesta al governo della vicina Repubblica di "compiere ogni sforzo diplomatico al fine di rasserenare i rapporti bilaterali con la Confederazione elvetica" è stata formulata giovedì dalla Commissione affari esteri della Camera dei deputati italiana.

La Commissione ha approvato all'unanimità due risoluzioni in tal senso presentate dai deputati Renato Farina, del Popolo della libertà, e Franco Narducci, del Partito democratico. I due parlamentari hanno espresso preoccupazione per l'offuscamento delle relazioni bilaterali fra i due Paesi e per le conseguenze che potrebbero esserci per circa 55mila frontalieri italiani che lavorano in Svizzera.

Farina e Narducci osservano fra l'altro che questi lavoratori apportano ricchezza all'Italia, attraverso i loro salari, ma anche attraverso i ristorni fiscali prelevati in Svizzera e ceduti in buona parte da Roma ai comuni italiani di confine.

Narducci ricorda pure che varie imprese italiane "esportano servizi e prestazioni" in Svizzera, a tutto vantaggio dell'economia italiana colpita dalla crisi".

Intanto, sempre giovedì, in un'audizione alla Commissione finanze e tesoro del Senato, il direttore dell'Agenzia delle entrate (l'erario italiano) ha spiegato che "i lavoratori frontalieri non sono soggetti alle norme dello scudo fiscale", hanno comunicato i senatori della Lega Nord Fabio Rizzi, Roberto Mura, Enrico Montani e Armando Valli.

I frontalieri, nella denuncia dei redditi, sono semplicemente tenuti a compilare il cosiddetto "modulo Rw". Chi non lo ha mai fatto – a quanto pare oltre il 90% degli interessati – può regolarizzare la situazione con il pagamento di una multa simbolica di 25,80 euro.

swissinfo.ch e agenzie

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