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Crisi libica: Tripoli esige sanzioni

La Libia non si accontenterebbe delle scuse della Confederazione: vuole anche che i "responsabili" dell'arresto di Hannibal Gheddafi e di sua moglie siano puniti. Berna non commenta.

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 dicembre 2008 minuti

"Le autorità svizzere si sono dichiarate disposte a presentare le scuse sin dai primi giorni che hanno seguito l'arresto. Ma quello che vogliamo in primo luogo è che sia fatta giustizia e che i responsabili siano sanzionati", ha dichiarato il viceministro libico agli affari esteri Abdelati al-Obeidi in una conferenza stampa tenuta la sera di Natale a Tripoli.

Il viceministro ha aggiunto che la richiesta di Tripoli è "basata su risultati d'inchiesta e fatti concreti". Ha puntualizzato che è stato formato un comitato giuridico misto, incaricato di condurre un'inchiesta sulle circostanze dell'arresto. Se la Svizzera non riconosce le sue conclusioni, la Libia minaccia ritorsioni, la cui natura per ora non è stata precisata.

Berna al momento preferisce mantenere il riserbo. Contattata dall'agenzia di stampa ATS, una portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri non ha voluto esprimersi sull'esistenza del comitato. Si è limitata a ricordare che i colloqui con Tripoli sono "difficili", ma proseguono.

Il figlio e la nuora del leader libico Muammar Gheddafi erano stati fermati e incarcerati il 15 luglio a Ginevra, in seguito a una denuncia per maltrattamenti sporta da due inservienti. La coppia era stata scarcerata dopo il pagamento di una cauzione di mezzo milione di franchi.

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