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Consiglio d’Europa: bilancio positivo per la presidenza svizzera

Prima di passare il testimone alla Macedonia, Micheline Calmy-Rey stila un bilancio positivo dei sei mesi di presidenza elvetica del Consiglio d’Europa. La ministra degli esteri svizzera si dice comunque «delusa» dall’atteggiamento della Bielorussia.

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 maggio 2010

«Nel corso del nostro periodo di presidenza, il nostro obbiettivo prioritario era la riforma della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) di Strasburgo», ha affermato sabato in un’intervista alla Basler Zeitung la consigliera federale. Calmy-Rey ha definito inoltre la conferenza ministeriale di Interlaken una pietra miliare per il rinnovamento della CEDU.

In febbraio, nel corso della conferenza di Interlaken, nel canton Berna, i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa si erano assunti un doppio impegno. Il primo era di mettere in atto una serie di provvedimenti a livello nazionale affinché la protezione dei diritti fondamentali venisse garantita ad ogni cittadino del proprio Stato. Il secondo, doveva favorire invece una più celere risoluzione di tutti i casi di violazione dei diritti dell’uomo pendenti presso la Corte europea di Strasburgo.

La consigliera federale ha inoltre ricordato sulla Basler Zeitung e su Le Temps i suoi sforzi per avvicinare la Bielorussia al Consiglio d’Europa, unico Stato europeo a non fare parte di questo consesso. Gli sforzi sono stati però vani. Infatti, nell’ex repubblica sovietica è ancora in vigore la pena di morte. «Due persone sono state giustiziate in marzo quando stavamo intavolando la discussione», ha deplorato Calmy-Rey.

La ministra si rallegra però del fatto che la Russia ha ratificato il protocollo 14, bloccato da tempo da Mosca. Questo passo ha aperto la strada per una maggiore efficienza della Corte. Infatti, quest’ultima è vittima del proprio successo: l’istituzione è sommersa da 120mila casi pendenti, in crescita del 23% rispetto al 2008.

swissinfo.ch e agenzie

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