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Comuni italiani di confine temono sanzioni svizzere

L'Uncem, l'Unione delle comunità montane italiane, ha messo in guardia lunedì contro le ricadute che avrebbero eventuali misure di ritorsione svizzere sui bilanci dei comuni di frontiera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 novembre 2009 - 17:37

La tensione tra Roma e Berna sullo scudo fiscale rischia di avere pesanti ripercussioni sulle casse dei comuni montani di confine, destinatari delle somme derivanti dal ristorno fiscale delle imposte prelevate in Svizzera a carico dei lavoratori transfrontalieri.

È quanto ha sottolineato lunedì l'Uncem, precisando che "i ristorni sulla remunerazione dei circa 40'000 frontalieri sono ripartiti ai comuni per il tramite delle province e delle Comunità montane delle regioni Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e provincia autonoma di Bolzano". Questi ristorni, attribuiti dalla Confederazione a titolo di compensazione finanziaria sulla base dell'accordo bilaterale italo-svizzero del 1974, nel 2008 ammontavano a poco meno di 36 milioni di euro.

Il mancato trasferimento di queste somme metterebbe a rischio servizi fondamentali per la comunità, come le scuole, le mense o l'assistenza sociale.

"Non possiamo permettere – ha dichiarato il presidente dell'Uncem Enrico Borghi - che le tensioni tra Italia e Svizzera, scoppiate a seguito della vicenda, determinino conseguenze sul territorio. Abbiamo perciò chiesto al governo, e attendiamo rassicurazioni in questo senso, di garantire la necessaria copertura di tali trasferimenti agli enti locali coinvolti, indipendentemente dalle vicende legate agli esiti delle relazioni tra i Paesi".

La Svizzera versa attualmente all'Italia il 40% delle imposte alla fonte prelevate sul salario dei frontalieri. Quale contromisura a quello che è definito un attacco contro la piazza finanziaria svizzera lanciato dal ministro delle finanze Giulio Tremonti, alcuni partiti (Partito popolare democratico, Unione democratica di centro e Lega dei Ticinesi) ritengono che si dovrebbe rinegoziare l'accordo e ridurre la percentuale, livellandola ad esempio su quella dell'Austria, che riceve il 12,5%.

swissinfo.ch e agenzie

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