Bambini ungheresi giocano a Hasenberg bei Waldkirch, nel cantone San Gallo (RDB/ATP/Brechbühl) RDB/ATP/Brechbhl
Una palestra di Zurigo trasformata in centro d'accoglienza. (RDB/ATP/Brechbühl) RDB/ATP/Brechbühl
Lavori di pulizia nella caserma di Liestal, nel cantone di Basilea Campagna. (RDB/ATP) RDB/ATP
Uno studente di Zurigo prepara un appartamento per un collega ungherese. (RDB/ATP/Brechbühl) RDB/ATP/Brechbühl
Prova scarpe a Uerikon, nel cantone Zurigo. (RDB/ATP/Brechbühl) RDB/ATP/Brechbühl
Delle donne preparano una zuppa per i rifugiati a Buchs. (RDB/ATP/Brechbühl) RDB/ATP/Brechbühl
Due giovani ungheresi a Adelboden, nel canton Berna. (RDB/ATP/Schürch) RDB/ATP/Schürch
Un centro d'accoglienza in un luogo non precisato della Svizzera. (RDB/ATP/Pichler) RDB/ATP/Pichler
Due ferrovieri osservano un minuto di silenzio per l'Ungheria alla stazione di Berna. (Keystone/Walter Studer) Keystone/Walter Studer
Dimostrazione di sostegno alla rivolta ungherese a Zurigo, 29 ottobre 1956. (Keystone/Photopress) Keystone/Photopress/Str
Sessant’anni fa, il 23 ottobre 1956, iniziò l’insurrezione ungherese contro i comunisti al potere. La rivoluzione durò però solo pochi giorni. A inizio novembre l’Armata Rossa invase il paese e mise fine alla rivolta. L’intervento provocò un esodo di massa. Circa 200'000 ungheresi fuggirono in Europa occidentale. La Svizzera accolse 14'000 rifugiati.
Questo contenuto è stato pubblicato il 24 ottobre 2016 minuti
Tra i profughi ungheresi vi erano molte persone con una buona formazione, che con il nuovo potere comunista avevano visto non solo ridursi il loro standard di vita, ma avevano anche perso la speranza di accedere alla libertà. In Svizzera furono accolti a braccia aperte praticamente ovunque. La popolazione elvetica dimostrava simpatia per quelle persone che osavano sfidare il comunismo sovietico. In alcune città svizzere, migliaia di cittadini scesero per strada per esprimere il loro sostegno alla rivolta.
La maggior parte degli ungheresi giunti in Svizzera si integrò velocemente nella nuova società. Sapevano che avrebbero dovuto aspettare un’eternità prima di poter rientrare in patria.
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