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Oltre un miliardo di disoccupati

Il presidente della COnferenza internazionale del lavoro, lo svizzero Elmiger (a sinistra) con il direttore generale dell'OIL, il cileno Somavia Keystone

Per Juan Somavia, direttore generale dell'OIL, si tratta un fallimento della globalizzazione, che non ha saputo creare posti a sufficienza.

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 giugno 2002 minuti

Il maggiore fallimento della globalizzazione è il non aver creato posti di lavoro a sufficienza, di modo che oggi, nel mondo, ci sono più di un miliardo di persone senza impiego o sottoccupate. Lo ha affermato lunedì a Ginevra Juan Somavia, direttore dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), nel corso 90esima Conferenza internazionale del lavoro.

La riunione, che si concluderà il 20 giugno, è presieduta dallo svizzero Jean-Jacques Elmiger, direttore degli affari internazionali presso il Segretariato di Stato dell'economia (seco). Vi partecipano 3000 delegati di 175 Paesi. Fra i temi più scottanti in programma figura la situazione nei Territori palestinesi.

Occorrono 500 milioni di impieghi in 10 anni

Conseguenza diretta della dilagante disoccupazione: l'emigrazione di oltre 120 milioni di lavoratori e delle loro famiglie per cercare lavoro, ha dichiarato Somavia .

«Abbiamo bisogno di creare 500 milioni di nuovi impieghi nel prossimi dieci anni, quasi esclusivamente nei paesi in via di sviluppo, per integrare i nuovi arrivati sul mercato del lavoro», ha detto Somavia, lanciando un appello a favore di un'operazione congiunta tra settore pubblico e settore privato.

Vantaggi per soli 15 paesi in via di sviluppo

Somavia ha sottolineato che il commercio internazionale e gli investimenti esteri vanno a vantaggio soltanto di 15 paesi in via di sviluppo. Per il resto i risultati sono molto magri.

Il direttore generale dell'OIL ha anche invitato israeliani e palestinesi a intavolare un dialogo sociale e si è impegnato a creare un importante programma di cooperazione per i lavoratori palestinesi. «Una pace duratura può essere stabilita soltanto se è fondata sulla giustizia sociale», ha rilevato.

Una missione d'inchiesta dell'Organizzazione internazionale del lavoro ha accertato sul posto il crollo socio-economico dei territori palestinesi, con un tasso di disoccupazione del 43 per cento e con il 62 per cento dei palestinesi che vivono al di sotto della soglia di povertà. Nel contempo l'economia israeliana si trova ad affrontare una recessione.

swissinfo e agenzie

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