Occhi aperti su Davos
A Davos, a fine mese, non ci saranno solo i rappresentanti dell'economia globale. In contemporanea con il Forum economico mondiale, la Dichiarazione di Berna e altre ONG organizzano infatti un simposio alternativo, sotto lo slogan "Public Eye on Davos".
"Da tempo il Forum economico di Davos approfitta di ogni occasione per ampliare l'influsso dell'economia sulla politica internazionale", ha detto Jolanda Piniel della Dichiarazione di Berna, coordinatrice della campagna "Public Eye on Davos" (l'occhio della collettività su Davos) durante una conferenza stampa giovedì a Berna.
Nel Forum - in un ambito quindi prettamente privato - i rappresentanti dell'economia globale, politici e membri di organizzazioni internazionali. dibattono questioni di grande rilievo per la collettività, ha proseguito Piniel, al di fuori di ogni controllo democratico. Simili discussioni ad alto livello, spesso a porte chiuse, hanno un ampio influsso sulle scelte di politica economica.
Per questa ragione, la Dichiarazione di Berna e altre organizzazioni non governative - in tutto otto - hanno lanciato anche quest'anno, per la secondo volta, la campagna "Public Eye on Davos". L'obiettivo della campagna è di dar voce ad un approccio critico alla globalizzazione, che rimetta al centro della discussione i diritti sociali e l'ecologia e che serva a sviluppare strutture decisionali internazionali più democratiche e trasparenti.
Il momento centrale della campagna è rappresentato dal simposio, aperto al pubblico, organizzato a Davos nei giorni fra il 25 e il 28 gennaio prossimi. Esponenti di numerose ONG internazionali discuteranno di strutture decisionali globali, controllo delle multinazionali, relazioni finanziarie internazionali e politica commerciale, a poca distanza dal centro dei congressi dove si riunisce il Forum economico.
Una sorta di piattaforma alternativa, che mira a sfruttare la forte esposizione mediatica del Forum per dar spazio a riflessioni critiche sulla globalizzazione, al di fuori di quella che Peter Bosshard, della Dichiarazione di Berna, definisce "monocultura del pensiero", riferendosi alla vulgata neo-liberista.
A differenza dello scorso anno, gli esponenti della campagna "Public Eye on Davos" hanno rinunciato a cercare il dialogo diretto con il Forum economico. Questo tipo di dialogo, ha notato Jolanda Piniel, "non ha molto senso per il raggiungimento dei nostri scopi. Il Forum ha fatto finora mostra di sé soprattutto per la sua retorica, alla quale non siamo interessati."
Forte distanza critica dal Forum quindi, al quale non si vuole fornire una legittimazione attraverso la collaborazione. Ciò non toglie che alcuni partecipanti al simposio di "Public Eye" prendano parte anche al Forum, divisi tra il timore di servire da copertura e la volontà di confrontare il gotha mondiale dell'economia con un approccio critico alla globalizzazione. Del resto, come ammette Miriam Behrens di Pro Natura, è importante essere presenti sia fuori, sia dentro il Forum, per aver accesso alle informazioni e poterle sottoporre a discussione pubblica.
Ma una certa distanza c'è anche verso altri gruppi che si oppongono al Forum: le ONG responsabili della campagna "Public Eye" non hanno dato la loro adesione alla manifestazione anti-Forum del 27 gennaio a Davos, poiché gli organizzatori non hanno voluto distanziarsi esplicitamente, nell'invito alla manifestazione, da possibili azioni violente.
Andrea Tognina

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