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Multinazionali responsabili: un colpo di mano dai Paradise Papers?

Una delle rivendicazioni forti dell'iniziativa: lottare contro il lavoro minorile come nelle fabbriche in Asia, nelle piantagioni di cacao in Africa o in quelle di caffè in America latina. Keystoen/EPA/John Jairo Bonilla

Obbligare le multinazionali con sede in Svizzera a rispettare i diritti umani e a tutelare l’ambiente anche all'estero: è quanto propone un’iniziativa popolare attualmente al vaglio del parlamento. Le rivelazioni dei Paradise Papers porteranno acqua al mulino dei promotori?

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 novembre 2017

Il governo svizzera non lo voleva, ma la Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati (Camera alta) si è espressa diversamente. Se l’altra commissione della Camera bassa farà lo stesso, il parlamento sarà incaricato di elaborare un controprogetto indiretto all'iniziativa popolare “Per imprese responsabiliLink esterno”.

A priori, ciò significa che i senatori svizzeri danno più peso dei ministri alle preoccupazioni espresse dai promotori dell’iniziativa e in questo modo intendono salvarne almeno alcune, nel caso in cui l’iniziativa fosse bocciata e il controprogetto approvato.

Depositata il 10 ottobre 2016 con oltre 120'000 firme valide, l’iniziativa vuole imporre alle multinazionali con sede in Svizzera delle regole vincolanti affinché rispettino i diritti umani e l’ambiente anche all'estero.

Il 77% della popolazione si dice favorevole

Coordinatrice dell’iniziativa per la Svizzera romanda, Béatrix Niser si rallegra della decisione della commissione degli Stati, che giunge qualche giorno dopo le rivelazioni dei Paradise Papers. Tuttavia non vede alcun legame diretto tra i due eventi: «Il tema preoccupa già molto la popolazione. La scorsa settimana abbiamo pubblicato i risultati di un sondaggio realizzato prima dei Paradise Papers, secondo cui il 77% degli svizzeri e il 91% dei romandi sarebbe favorevole all’iniziativa».

Un risultato che sarebbe senza appello se la votazione popolare fosse in programma oggi. La data dello scrutinio, però, non è ancora stata fissata e l’esperienza mostra che il sostegno a progetti di questo tipo si riduce con l’avanzare della procedura politica: esame da parte delle due Camere del parlamento, raccomandazioni di voto, campagna…

Ciò non toglie che le rivelazioni dei Paradise Papers, che gettano una luce cruda sulle pratiche della finanza e del capitale globalizzato, portano acqua al mulino di coloro che lottano per rendere meno opaco e più responsabile questo universo. Béatrix Niser conferma: «Siamo sommersi da richieste di volontari che hanno voglia di impegnarsi a favore dell’iniziativa. Le persone vengono volentieri perché non siamo legati a un partito, ma siamo una coalizione di 85 organizzazioni, che assieme contano quasi un milione di membri».

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