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Nuove misure dissuasive contro il turismo pedofilo

Nel 2000 la giustizia indiana aveva arrestato una coppia di pedofili svizzeri. AP Photo/str

La Svizzera modifica un articolo del codice penale, per punire i delitti sessuali commessi all’estero contro i bambini.

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 gennaio 2003 - 10:05

La legge prevede che potrà essere perseguito chiunque si trovi in Svizzera.

Attualmente, secondo l’articolo 6 del Codice penale svizzero, i cittadini elvetici che commettono un delitto all’estero possono già essere giudicati in Svizzera. Ma per questo bisogna che l’infrazione sia punibile nei due paesi, sul principio della doppia incriminazione, come è il caso della pedofilia in Svizzera e in Tailandia.

In futuro, la modifica dell’articolo 5 del Codice penale, accettata in dicembre dal parlamento, permetterà al diritto svizzero di primeggiare sulla legislazione straniera. Per cui si potrà dare il via a un procedimento penale in Svizzera anche per fatti che non sono punibili nel paese in cui sono stati compiuti.

Anche gli stranieri

L’autore di un delitto potrà essere perseguito dal momento in cui si trova su territorio svizzero, indipendentemente dalla sua nazionalità e dalla sua residenza principale. Inoltre, la legge straniera non prevarrà più su quella svizzera, nemmeno se risulterà più favorevole all’accusato.

La modifica del Codice penale, che entrerà in vigore nel 2005, è stata molto ben accolta dalle organizzazioni che lottano contro il turismo pedofilo. «La soppressione della doppia incriminazione è molto positiva», afferma Anthony Dupont, giurista presso il Comitato per la dignità dei bambini (CIDE), «perché evita che degli europei, che sono implicati nel turismo pedofilo e che corrompono certe autorità locali, possano sentirsi al sicuro in Svizzera».

Effetto dissuasivo

Anche Franco Galli, portavoce dell’Ufficio federale di giustizia, sottolinea come queste modifiche impediranno che i pedofili approfittino di certe lacune legislative di paesi del terzo mondo.

«Anche se i criminali non potranno essere estradati, per esempio perché la situazione dei diritti umani non lo permette, potranno essere condannati in Svizzera», afferma Galli, secondo il quale le nuove disposizioni avranno soprattutto un effetto dissuasivo.

Nel 2000 sono stati segnalati 8 casi di turismo pedofilo: soltanto la punta dell’iceberg, ammette l’Ufficio federale di polizia, che però non è in grado di citare nessun dato ufficiale. Secondo le stime delle ONG, nel 1995 sarebbero stati dai 5 ai 10 mila i turisti elvetici recatisi in Tailandia, attratti dalla prostituzione infantile.

Procedimento complicato

Non è però cosa semplice, dare il via a un procedimento penale a partire dalla Svizzera. Per raccogliere prove e testimonianze bisogna recarsi in loco. E molto dipende dalle relazioni bilaterali con il paese nel quale è stato commesso il delitto. «Comunque», precisa Galli, «se il paese avvia una procedura penale, lo lasciamo fare. E apriamo un’inchiesta solo se rinuncia».

Nonostante i problemi di corruzione, in molti paesi si stanno moltiplicando gli sforzi per incolpare gli aggressori. Nel giugno dello scorso anno, per esempio, uno svizzero di 53 anni è stato condannato in Cambogia. Mentre una coppia svizzera è tuttora detenuta in India, dal dicembre del 2000, in attesa di processo.

In ogni caso, l’effetto dissuasivo sarà maggiore, se si corre il rischio di scontare una pena in una prigione del terzo mondo. «In certi posti, le condizioni di detenzione sono catastrofiche», specifica Galli, «e non hanno niente a che vedere con il comfort delle carceri elvetiche».

swissinfo, Anne Rubin (traduzione e adattamento: Fabio Mariani)

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