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No del Tribunale federale al ricorso per bloccare il trasferimento nelle Filippine dei fondi Marcos

Dovranno passare ancora tra i cinque ed i dieci anni prima di vedere la parola fine alla saga dei conti sequestrati in Svizzera all'ex dittatore filippino Marcos. Keystone

Il clan Marcos non può invocare la prescrizione per opporsi al trasferimento verso le Filippine di fondi ancora custoditi nelle banche svizzere. Lo ha deciso il Tribunale federale (TF) respingendo un ricorso in tal senso.

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 luglio 2000 minuti

Il ricorso alla massima istanza giudiziaria elvetica era stato presentato dal cognato della segretaria personale di Imelda Marcos, moglie del defunto dittatore filippino. L'uomo d'affari si era infatti opposto alla concessione di assistenza giudiziaria, da parte della giustizia zurighese, alle autorità di Manila.

Per mezzo di una società con sede a Panama, il ricorrente è beneficiario in Svizzera di un conto bancario bloccato dal 1986, data dell'inizio della vicenda dei fondi di Marcos. Le autorità filippine avevano richiesto alla Svizzera l'invio di tutta la documentazione inerente il conto, sul quale sono depositati 5 milioni e mezzo di dollari e 3 milioni di marchi, per un totale di circa 10 milioni di franchi svizzeri.

Nella sentenza il Tribunale federale ha sottolineato che il periodo di tempo trascorso dall'inizio della vicenda fino alla richiesta di assistenza giudiziaria non può essere soggetto a prescrizione. Secondo i giudici di Losanna infatti, la vicenda deve essere giudicata sulla base del diritto filippino e non di quello svizzero. In particolare l'ordinamento giuridico di Manila prevede che il diritto di reclamare i fondi occultati illegalmente da funzionari è imprescrittibile, in altre parole può sempre essere invocato.

A giudizio delle autorità filippine, il cognato e il marito della segretaria personale di Imelda Marcos sono «uomini di paglia» del clan Marcos. È incontestabile che facevano parte della famiglia, dato che erano fuggiti alle Hawai con l'ex dittatore e sua moglie dopo la fine del regime Marcos.

Le autorità di Manila avevano più volte ricordato che era grazie alla copertura della sua segretaria che Imelda acquistava vestiti, scarpe e gioielli per i milioni di dollari. Inoltre nelle Filippine, alcune proprietà immobiliari e numerose società appartenevano sulla carta al marito della segretaria.

Finora alle autorità di Manila la Svizzera ha restituito 620 milioni di dollari. Nei forzieri delle banche elvetiche ne rimangono però ancora 35, come ha ricordato il procuratore zurighese Dieter Jann, responsabile del dossier sui fondi dell'ex-dittatore filippino. Il trasferimento al governo di Manila di questi rimanenti 35 milioni di dollari bloccati nelle banche elvetiche resta comunque subordinato alla sentenza del Sandigan Bayan, la corte filippina competente.

La saga dei fondi Marcos è quindi ancora lungi dall'essere terminata, come ha precisato il procuratore zurighese Dieter Jann, secondo il quale prima che la giustizia elvetica possa porre la parola fine alla vicenda dei fondi Marcos si dovranno attendere ancora tra i cinque ed i dieci anni.

Danielle Bersier, portavoce dell'Ufficio federale di polizia ha, dal canto suo, precisato che nella prima fase la procedura d'assistenza giudiziaria si è concentrata sui conti di proprietà della famiglia Marcos. In seguito è stata la volta di una dozzina di persone, tra le quali anche ex ministri del governo di Manila ed ex segretari personali dell'allora dittatore Marcos. Ragione per cui ancora adesso rimangono aperti alcuni dossier.

swissinfo e agenzie

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