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Niente panico per il caro-petrolio: lo dice un esperto svizzero

Il rincaro causato dall'aumento del prezzo dei carburanti non giustificherebbe un intervento restrittivo della Banca nazionale Keystone

Il timore di una crisi petrolifera di portata simile a quella degli anni Settanta è infondata. Lo dice l'esperto di questioni congiunturali del politecnico di Zurigo Bernd Schips. La dipendenza dal petrolio non sarebbe paragonabile a quella di allora.

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 settembre 2000 minuti

In un intervista al settimanale svizzero "Sonntagszeitung", Schips nota che il consumo di carburante da parte di industria, automobili ed economie domestiche è diminuito notevolmente. L'attuale prezzo del petrolio rimane ancora al di sotto di quello raggiunto negli anni Settanta e la spirale dei prezzi non sarebbe destinata a proseguire.

La combinazione fra un dollaro forte e la crescita dei prezzi del petrolio greggio hanno causato un rincaro dell'1 per cento nell'indice svizzero dei prezzi al consumo. Si tratta tuttavia di un fenomeno esterno, che non ha nulla a che fare con l'economia indigena.

Sarebbe quindi sbagliato, stando a Schips, se la Banca nazionale svizzera mettesse in atto un intervento monetario restrittivo. Facendo questo, rischierebbe di frenare l'attuale crescita congiunturale. L'esperto si dice tuttavia fiducioso su un'analisi corretta della situazione da parte della Banca nazionale e sulla sua accettazione di un rincaro temporaneo.

Altrettanto errato sarebbe, sempre secondo Schips, se i consumatori volessero compensare l'esplosione dei prezzi attraverso un aumento dei salari. Ciò rafforzerebbe la tendenza al rincaro, costringendo la Banca nazionale ad intervenire

swissinfo e agenzie

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