Medicina naturale: un'ancora contro lo stress per la società moderna?
In Svizzera, come in quasi tutto l'Occidente, si assiste a un vero e proprio «boom» della medicina naturale. Convegni e manifestazioni fioriscono un po’ ovunque, come a Lugano, dove si svolge la terza edizione del convegno "ti sana" dal 5 all’8 maggio.
Le Casse malati seguono con occhio attento l’evolversi della situazione, confrontandosi con una prima, immane, opera di «riordino» del settore.Il fenomeno è senza precedenti: nella Confederazione si stima che siano attivi, almeno a metà tempo, tra i 15 e i 20 mila terapeuti naturali, praticando in tutto oltre 300 metodi terapeutici e 100 metodi diagnostici diversi. Da 300 a 500 scuole formano ogni anno centinaia di nuovi potenziali professionisti del settore, contribuendo a un fenomeno che, nel suo insieme, muove cifre d’affari per milioni di franchi.
Varie le ragioni di questa straordinaria affermazione: c’è chi pensa a una reazione collettiva alla vita ipertecnologica cui l’uomo odierno è ormai costretto, chi addita la sfiducia nella medicina «ufficiale», chi le articolate campagne informative tramite mass-media, chi ancora la comparsa di filosofie stile «New Age».
«Il punto è – spiega la naturopata Annemarie Bonetti, membro del Comitato direttivo della Associazione svizzera dei medici naturopati (NVS, di Herisau, 3500 soci in tutta la Confederazione) – che nelle terapie complementari la persona viene considerata nel suo insieme, con un approccio "olistico". Nel prescrivere una cura si prendono così in considerazione non i singoli sintomi, ma le condizioni complessive del paziente». Un atteggiamento che nel caso di molte patologie – quali emicranie, mal di schiena o disturbi del sonno – sembra risultare più efficace dei metodi della medicina ufficiale.
Lo dimostra anche l’attesa per «Tisana 2000», la terza edizione della mostra-convegno ticinese dedicata alla medicina naturale e alla salute. In programma dal 5 all’8 maggio alla Resega di Lugano (venerdì dalle 14 alle 22, sabato e domenica 10-22, lunedì 10-18), prevede oltre 170 stand espositivi, 30 conferenze, 14 seminari e 27 spettacoli su palco.
La gente, d’altra parte, si rivolge sempre più spesso a entrambe le medicine, mentre i terapeuti naturali insistono molto sul loro ruolo di promotori della prevenzione e, di conseguenza, di sostenitori della riduzione dei costi della salute.
Ma non tutti sono d’accordo con questa idilliaca visione. La Legge sulle assicurazioni malattia (LAMal) prevede infatti che ogni forma di medicina a carico delle Casse sia scientificamente provata, il che nel caso delle terapie complementari risulta obiettivamente difficile. Ecco quindi l’accusa, proveniente spesso dagli ambienti della sanità tradizionale, di aver applicato due pesi e due misure, e di utilizzare denaro pubblico per finanziare determinate «manie del singolo».
Sono soprattutto le Casse malati a tenere d’occhio gli sviluppi della situazione. Se a partire dal 1° luglio dello scorso anno (e per un periodo di prova di sei anni), sono state inserite nella copertura di base cinque terapie naturali (medicina antropofisica, omeopatia, medicina cinese e agopuntura, fitoterapia, omeopatia e terapie neurali, a condizione comunque che vengano eseguite da un medico) quasi tutte le Casse hanno introdotto già da tempo altre terapie analoghe nei premi complementari.
Questa offerta ha comportato logicamente una grande attenzione alla serietà e all’affidabilità dei naturopati convenzionati, tanto più che in Svizzera non esistono ancora leggi precise in materia. Così, da qualche mese le maggiori Casse (tra cui Helsana, Swica e CSS) si sono unite e hanno affidato il compito di «sorveglianza» a una società privata esterna, la Eskamed SA di Basilea. È stato quindi redatto uno speciale Registro della medicina empirica (RME), in cui sono ammessi solo i terapisti rispondenti a determinate garanzie di serietà.
Finora, su 13 mila naturopati presi inizialmente in considerazione, ne sono stati «promossi» solo la metà. Gli altri possono - beninteso - continuare ad esercitare la loro professione, ma i loro pazienti devono pagarli di tasca propria senza pretendere rimborsi. Del sistema «di sorveglianza» (in continuo perfezionamento) beneficia attualmente, tramite la Cassa di appartenenza, il 60-70 percento di tutti gli assicurati svizzeri.
Alessandra Zumthor

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