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Malattia della vacca pazza: nuovo passo nella comprensione del prione, ma un medicamento è ancora lontano

Nuovo contributo dei ricercatori svizzeri nella lotta contro la malattia di Creutzfeld-Jakob Keystone

Aumentano le prove di una possibile trasmissione all'uomo della malattia della 'vacca pazza': ricercatori del Politecnico federale di Zurigo hanno dimostrato che la struttura molecolare dei prioni «sani» dell'uomo e dei bovini è praticamente identica.

Questo contenuto è stato pubblicato il 11 luglio 2000 - 08:52

I prioni - proteine la cui fuzione è ancora largamente sconosciuta - partecipano all'insorgere dell'encefalopatia spongiforme bovina (BSE) e della malattia di Creutzfeld-Jakob che colpisce l'uomo. Si pensa che le persone che consumano carne infetta possano a loro volta sviluppare la malattia, ha affermato lunedì Kurt Wütrich, direttore del laboratorio di biologia molecolare e biofisca del Politecnico.

I risultati del lavoro dei ricercatori svizzeri saranno pubblicati sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences» di Washington. L'articolo dovrebbe apportare qualche chiarimento circa il contagio dall'animale all'uomo.

Per la prima volta i ricercatori sono riusciti a determinare la struttura molecolare del prione sano del manzo. La disposizione spaziale delle catene di peptidi che costituiscono la proteina del prione sano umano e bovino è praticamente identica.

A contatto con prioni malati, quelli sani rischiano di diventarlo a loro volta. Si tratta ora di scoprire se un prione malato di animale può trasformare un prione umano «sano». Secondo Wütrich, le similitudini «nella struttura molecolare potrebbero fare cadere le barriere biologiche esistenti tra uomo e animale», e permettere la trasmissibilità.

Tuttavia tra la proteina animale e umana si sono constatate anche differenze: la distribuzione delle cariche elettrostatiche sulla superficie del prione è diversa nei due organismi. Una barriera alla trasmissione tra specie potrebbe risiedere proprio in questo, anche se queste differenze probabilmente scompaiono nello stomaco a causa della forte acidità.

La ricerca del Politecnico non conferma né smentisce l'ipotesi della trasmissibilità attraverso l'alimentazione. Qualora venisse provata la trasmissibilità, il fatto di conoscere la struttura molecolare del prione animale potrebbe aiutarci a sviluppare metodi in grado di impedire il trasferimento dei prioni animali malati all'uomo, ha concluso Wüthrich. La strada verso un medicamento appare tuttavia ancora lontana.

swissinfo e agenzie

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