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Mais geneticamente modificato ammesso come alimento

La Svizzera ha autorizzato finora la commercializzazione di sette alimenti modificati geneticamente Keystone

Il Mon810 (Maisgard), dell'americana Monsanto, è il terzo mais transgenico ammesso sul mercato svizzero come alimento. L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha accordato giovedì l'autorizzazione. Numerose e vivaci le critiche.

Questo contenuto è stato pubblicato il 27 luglio 2000 - 09:57

«L'UFSP ha studiato i possibili effetti del mais sulla salute e ha constatato che non vi è pericolo», precisa un comunicato congiunto dell'UFSP e dell'Ufficio federale dell'agricoltura (UFAG). La Monsanto aveva presentato una domanda d'autorizzazione nel marzo del 1998.

L'utilizzazione di questa varietà come semente non è stata domandata e la coltura rimane conseguentemente vietata in Svizzera.

La Monsanto è tenuta ad «assicurare una sorveglianza continua del mais transgenico e delle sue componenti», aggiunge il comunicato dell'UFSP e dell'UFAG: un rapporto dovrà essere fornito ogni anno. Inoltre, conformemente alle prescrizioni in vigore, gli alimenti che contengono il Mon810 dovranno essere etichettati con menzioni come «modificato geneticamente» «prodotto con mais geneticamente modificato».

Da vari anni il Mon810 è ammesso come alimento per uomo e animali negli Stati Uniti, in Canada, in Giappone, in Argentina e nell'Unione eupropea.

La Svizzera ha già ammesso la commercializzazione di sei altri alimenti modificati geneticamente: i due mais Bt176 e Bt11 di Novartis, una soia di Monsanto, la vitamina B12 della Rhône-Poulenc e due enzimi da laboratorio. Nella Confederazione non sono invece ammesse colture di piante geneticamente modificate.

Il Mon810 è protetto da un gene del batterio Bacillus thuringensis (Bt) - introdotto nel patrimonio genetico della pianta con metodi della biotecnologia - contro la larva della pirale del mais. Questo insetto causa perdite nelle colture tradizionali e può favorire il contagio delle piante da parte di funghi patogeni.

Le reazioni:
I piccoli contadini riuniti nel «Verein zum Schutz der kleinen und mittleren Bauern (VKMB)» interpretano la concessione come una legalizzazione delle impurità, fino ad ora illegali, nel mais o nei prodotti derivati.

L'Unione svizzera dei contadini (USC) comunica che la decisione dell'UFSP non risponde affatto ad un'esigenza attuale. L'Unione ribadisce quindi il proprio impegno per la produzione di prodotti privi di OGM.

Per l'organizzazione ecologista Greenpeace le autorità federali considerano i consumatori come «cavie» e si piegano alla pressioni della lobby della tecnologia genetica.

Per il WWF questa decisione è un mezzo per impedire la moratoria sugli OGM, un'opzione attualmente considerata a livello federale.

Secondo la Fondazione per la protezione dei consumatori (SKS) l'esigenza della libertà di scelta dei consumatori andrebbe «finalmente rispettata» e le regole di etichettamento rese più severe.

L'»Appello basilese contro la tecnologia genetica» invita le autorità a correggere la pratica di autorizzazione e a ritirare le concessioni già fornite.

swissinfo e agenzie

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