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Libera circolazione: il sì dei sindacati

Sì alla libera circolazione delle persone con l'Unione europea, ma senza abbassare la guardia sul dumping salariale e sulle condizioni di lavoro: è la posizione dei sindacati in vista della votazione dell'8 febbraio 2009 sulla libera circolazione delle persone.

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 dicembre 2008

«Un 'no' ai bilaterali sarebbe irresponsabile», ha detto lunedì a Berna il presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS) Paul Rechsteiner: l'economia elvetica dipende dall'estero e da un rapporto regolamentato con l'Unione europea, ha aggiunto.

La libera circolazione deve tuttavia essere accompagnata da misure efficaci contro la spirale al ribasso dei salari: qualcosa è già stato fatto, ma vi sono ancora problemi, ad esempio per quanto riguarda il lavoro temporaneo, ha detto Rechsteiner.

«Dal Consiglio federale e dai datori di lavoro ci aspettiamo non solo una posizione chiara, ma anche miglioramenti concreti nelle misure accompagnatorie per proteggere i salari e le condizioni di lavoro», ha aggiunto il co-presidente del sindacato UNIA Renzo Ambrosetti stando al discorso scritto.

«Un 'no' ai bilaterali comporterebbe la fine delle misure accompagnatorie e sarebbe catastrofico per i lavoratori», ha affermato dal canto suo il presidente del sindacato Syna, Kurt Regotz. «Gli accordi bilaterali aumentano le possibilità di superare più in fretta la crisi e di limitare la disoccupazione», ha osservato invece Martin Flügel, presidente del sindacato cristano-sociale Travail.Suisse.

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