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La Svizzera attiva nel processo di pace in Medio Oriente

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La Svizzera vuole essere più presente nel processo di pace in Medio Oriente: lo dimostrano i numerosi viaggi compiuti nella regione dal consigliere federale Joseph Deiss. Ma Berna, finora, non ha fatto nulla per svolgere un ruolo attivo nel conflitto che oppone palestinesi e israeliani.

Questo contenuto è stato pubblicato il 11 maggio 2001 minuti

La Svizzera potrebbe impegnarsi su due fronti in Medio Oriente, afferma Edward Badeen, studioso dell'Islam e professore presso le università di Zurigo e Basilea. Potrebbe sostenere l'opera di ricostruzione delle infrastrutture distrutte dagli israeliani nei Territori autonomi e dare così un segnale di totale rifiuto di tali operazioni militari, spiega Badeen. Berna potrebbe anche intensificare gli interventi nel campo della formazione, perché i palestinesi «devono avere un futuro. Devono sentire che qualcuno pensa a loro e non essere ossessionati solo dal pensiero delle armi».

Secondo lo studioso, egli stesso palestinese, l'interesse mostrato da Deiss per il Medio Oriente nel corso dei suoi numerosi viaggi è «un segnale molto positivo». La Svizzera si trova sulle stesse posizioni dell'Europa, che vuole rafforzare la propria presenza accanto a quella degli Stati Uniti. Ma iniziative concrete da parte di Berna si fanno ancora attendere.

La sola «politica dei viaggi» non permette di cambiare la realtà, commenta dal canto suo il politologo Laurent Goetschel. Fino a questo momento la Svizzera si è attenuta a una definizione tradizionale della neutralità e non ha fatto altro che offrire «i suoi buoni uffici in modo passivo».

I belligeranti, però, non si rivolgono alla Svizzera di loro iniziativa. È vero che gli orientamenti della politica estera della Confederazione è mutata, ma secondo Goetschel «siamo solo agli inizi di questo processo». E Berna non può scendere nello scacchiere mediorientale di punto in bianco.

Goetschel cita l'esempio della Norvegia, più attiva della Svizzera in numerosi conflitti, grazie anche alla buona collaborazione tra la diplomazia ufficiale e le organizzazioni non governative. Oslo cerca di tessere in Medio Oriente contatti sul lungo periodo e tale iniziativa dovrebbe essere imitata anche da Berna affinché si crei attorno alla presenza della Confederazione un clima di fiducia.

Il campo d'intervento privilegiato della Svizzera è uno solo: quello umanitario, conformemente alla tradizione del Paese. Di centrale importanza è poi la sicurezza delle persone, come dimostra il crescente numero di vittime tra i bambini e i giovanissimi.

Berna partecipa dal 1997 alla «Temporary International Presence in the City of Hebron», città «divisa» in cui 400 coloni ebrei vivono - sotto la protezione dell'esercito - tra 40.000 palestinesi. L'impegno della Svizzera, secondo il politologo, potrebbe concentrarsi su gruppi della popolazione civile particolarmente minacciati.

Proprio il tema della sicurezza è al centro del viaggio in Giordania di Deiss, che venerdì e sabato partecipa nella storica città di Petra all'annuale vertice ministeriale sulla sicurezza personale. L'accento sarà posto sull'infanzia coinvolta nei conflitti armati.

swissinfo e agenzie

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