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La nuova legge militare osteggiata a destra e a sinistra

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Un giorno dopo i pacifisti, anche l'Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) ha depositato mercoledì alla Cancelleria fedrale il suo referendum contro la revisione della legge sull'esercito, munito di 65 mila firme.

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 gennaio 2001 - 12:58

Spalleggiata dall'UDC, l'ASNI vuole impedire l'impiego di militi elvetici armati in missioni di promozione della pace all'estero. Non vuole nemmeno saperne di un addestramento di militari stranieri in Svizzera. La votazione federale dovrebbe svolgersi il 10 giugno.

Le firme sono state essenzialmente raccolte nella Svizzera tedesca, a Zurigo (circa 18 mila), Berna (8500) e Argovia (7500). Gli autori del referendum si oppongono a ciò che definiscono un «cambiamento di rotta radicale» nella politica estera e nella sicurezza deciso dal Consiglio federale.

A loro modo di vedere, questa politica ci porterà alla fine a un'adesione alla NATO, alla quale l'ASNI è assolutamente contraria. L'associazione presieduta da Christoph Blocher ritiene che il 10 giugno si tratterà di decidere se la Svizzera debba inviare soldati nei conflitti armati all'estero. Per l'Associazione questa partecipazione ad «avventure belliche» è contraria al principio della neutralità e all'esercito di milizia.

Gli autori del referendum affermano di non opporsi alle missioni umanitarie, che devono tuttavia essere dirette da organizzazioni civili, com'è il caso per il Corpo d'aiuto in caso di catastrofe.

L'ASNI non è la sola a combattere la legge sull'esercito. Martedì gli ambienti pacifisti e certi parlamentari di sinistra hanno depositato il loro referendum, sostenuto da 54 mila firme. Quasi un terzo delle adesioni è stato raccolto nella Svizzera romanda e nel Ticino.

Tuttavia il Comitato per una politica di pace combatte questa revisione per motivi opposti a quelli della destra isolazionista. Essi ritengono che i conflitti debbano essere risolti con mezzi civili e non attraverso l'invio di militari. La Svizzera deve in realtà aumentare il proprio aiuto umanitario nel mondo.

swissinfo e agenzie

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