La fuga dei cervelli è una grave minaccia per il sistema di formazione svizzero
Si è concluso a Zugo il 78esimo congresso degli Svizzeri dell'estero. Ai 500 partecipanti è stata offerta una panoramica del sistema di formazione svizzero, oggi posto di fronte a sfide determinanti per la sua stessa sopravvivenza.
Globalmente, il nostro paese ha a disposizione un buon sistema di formazione, apprezzato anche all'estero. Questa struttura è però oggi in pericolo. Tra le principali minacce figura la fuga dei cervelli: dopo avere frequentato studi superiori in Svizzera, molti giovani con formazione di punta se ne vanno negli Stati Uniti per perfezionarsi.
Le condizioni quadro estremamente attrattive degli americani fanno sì che spesso questi giovani rinunciano a tornare in patria, provocando così per noi una perdita secca, ha fatto notare il professore Thomas Straubhaar, dell'Università di Amburgo. "Bisogna rendersi conto, ha detto ancora Straubhaar, che la formazione è destinata a svolgere un ruolo strategico nell'economia del 21esimo secolo, così come in passato l'hanno avuto la manodopera e il capitale."
Il sistema svizzero di stampo federalistico provoca grandi disparità nell'assegnamento del finanziamento alle diverse alte scuole. Questa difficoltà si ripete poi all'interno degli stessi istituti quando essi devono ridistribuire le risorse fra le diverse discipline, che oggi sono in costante e veloce mutazione. Le scuole svizzere sono anche confrontate con problemi di management, dovuti ai radicali cambiamenti in corso.
Dagli interventi proposti a questo congresso, si è potuto notare una certa divergenza fra le visioni dell'industria privata e della politica. Per la prima, rappresentata dal dirigente della Novartis Johannes Randegger, l'innovazione è chiaramente la forza trainante dell'economia e per questo il settore della ricerca deve essere più vicino alle preoccupazioni del mercato. "I successi di ieri non costituiscono una garanzia per il futuro", ha ammonito. Per Randegger è necessario anche agevolare l'innovazione tramite una riduzione delle tasse e maggiori aiuti alle giovani aziende che si lanciano in nuovi settori, le cosiddette "start-up".
I politici, rappresentati a Zugo dal segretario di Stato alla ricerca Charles Kleiber e dalla Consigliera di Stato di Ginevra Martine Brunschwig-Graf, capiscono le esigenze dell'industria, ma mettono in guardia contro il pericolo di creare esclusione dalla conoscenza. La vera difficoltà sta nel garantire a tutti il diritto alla formazione, conciliando nel contempo la necessità di formare le élites per garantire il progresso del paese. Le grandi linee della politica nel settore della ricerca non possono comunque essere definite soltanto sulla base di criteri economici.
Ci sono però naturalmente anche numerosi punti di convergenza fra i due settori. Entrambi sono preoccupati perché gli investimenti nella ricerca in Svizzera da troppi anni non aumentano, contrariamente a quanto fanno i nostri principali concorrenti in Europa, America e Asia. Accordo anche sul fatto che lo Stato deve finanziare la ricerca di base, sul lungo periodo, mentre l'industria privata si concentra soprattutto sulla ricerca applicata.
Ma oggi la scuola non detiene più il monopolio della conoscenza: le fonti d'informazione a distanza sono innumerevoli e basta un clic per farle entrare in casa. "La scuola - ha indicato la signora Brunschwig-Graf - deve condurre una riflessione di base sulle trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie. Il suo compito non può limitarsi a insegnare agli studenti come si usa un computer."
Infine, ha ricordato la signora Brunschwig-Graf, la scuola deve continuare a svolgere un importante ruolo di integrazione per gli svizzeri e per gli stranieri: "Dobbiamo imparare a vivere tutti assieme e respingere soluzioni semplicistiche come quella proposta dall'iniziativa popolare antistranieri".
La giornata di sabato è poi stata conclusa dalla Cancelliera della Confederazione Annemarie Huber-Hotz, in rappresentanza del governo federale, che ha messo l'accento sulla partecipazione politica degli Svizzeri dell'estero. Cosciente delle difficoltà di vario tipo che oggi ostacolano l'esercizio del diritto di voto dall'estero, in Consiglio federale sta esaminando la possibilità del voto elettronico. Votare grazie al computer è ancora musica del futuro, ma il governo svizzero si è impegnato a risolvere i problemi giuridici, di sicurezza e di coordinazione fra comuni, cantoni e Confederazione.
Un accenno riconoscente anche al segnale positivo giunto venerdì con la risoluzione in favore dell'adesione all'ONU accettata all'unanimità dal Consiglio degli Svizzeri dell'estero. E sarà proprio questo il tema del congresso del 2001, che si svolgerà a Davos.
Conclusi i dibattiti, domenica, ultima giornata del congresso, è dedicata a un'escursione sul Rigi, una montagna di questa regione che fa parte delle immagini più note della Svizzera all'estero.
Mariano Masserini, Zugo

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