La campagna d'Italia delle banche ticinesi
Se negli ultimi due anni la piazza finanziaria ticinese, in pieno rilancio, ha attirato una trentina di nuove banche che hanno insediato le loro filiali nei centri principali, da qualche mese si sta registrando un nuovo fenomeno: alcuni istituti di credito del cantone fanno decisamente rotta verso sud e aprono sedi in Italia.
Alle presenze storiche nella Penisola di grandi gruppi come Ubs o Credit Suisse, si sono recentemente affiancante la Bsi, la Banca del Gottardo e la Cornèr Banca di Lugano. Tre istituti che hanno messo saldamente piede in Lombardia, da sempre avamposto strategico di quello che è il principale mercato per la finanza ticinese, la clientela italiana de Private banking.
La Bsi, del gruppo Generali, che era già presente in Italia con la Finanziaria, ha acquistato una quota del 19,90% della milanese Tamborini & Associati-Finanza e Privatizzazioni; la Gottardo appoggiandosi ad un pool di noti imprenditori locali aprirà in una prima fase una sede a Bergamo e successivamente un'altra a Milano; la Cornèr s'insedia nel capoluogo lombardo con l'acquisto del 55% del capitale di Uniprof Sim specializzata in negoziazioni finanziarie.
Secondo gli esperti, a spingere le banche ticinesi a varcare la vicina frontiera è la scelta strategica di essere direttamente a contatto con la clientela di riferimento per la gestione patrimoniale. Si allargano così le maglie di una concorrenza che in patria si fa sempre più agguerrita. Una scelta facilitata dalla liberalizzazione del mercato finanziario che sta investendo anche l'Italia. Un paese nel quale il Private banking è in piena espansione e offre potenzialità enormi per quegli istituti che hanno alle spalle una solida tradizione e specializzazione in questo settore.
Perciò, chi arriva per primo può sfruttare meglio il ritardo che su questo allettante terreno devono scontare le banche italiane. E le prospettive sono davvero ottime. Attualmente la massa di capitali gestiti dal Private banking in Italia ammonta all'incirca a 700mila miliardi di lire, ma c'è ancora un fiume di denaro alla ricerca di buoni canali d'investimento.
Le ultime stime sulla ricchezza degli italiani registrano 300mila famiglie che dispongono di un patrimonio finanziario di oltre un miliardo e mezzo di lire, che è il target ideale della gestione patrimoniale di alto profilo. Se questo è il vertice della piramide dei danarosi, non è affatto disprezzabile la base formata da quattro milioni di famiglie che possono contare su un patrimonio che va dai 200 milioni al miliardo e mezzo di lire. Tutta gente che ha bisogno di nuovi e più avanzati servizi bancari per far fruttare i loro capitali.
Ma oltre ai risparmiatori alti o medio alti, per gli istituti di credito elvetici c'è un altro importante bacino di clientela a cui attingere a piene mani. Le centinaia di migliaia di imprenditori del centro-nord italiano, i titolari di piccole e medie imprese a vocazione internazionale che necessitano di servizi e consulenza a 360 gradi per fisco, assicurazioni, diritto societario e successorio, investimenti e gestione aziendale.
Un popolo di self made men alle prese con mercati sempre più competitivi e che vuole assicurare un futuro all'azienda e alla propria famiglia. Per essi è comodo affidarsi ad un unico partner per ottenere tutti i servizi di cui hanno bisogno. E le banche ticinesi dispongono di pacchetti di prodotti studiati appositamente per loro.
Libero D'Agostino

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