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L'Unione europea toglie il segreto bancario: la Svizzera sotto pressione

Giornata conclusiva del vertice UE a Santa Maria da Feira in Portogallo Keystone

Nella giornata conclusiva del vertice UE a Feira, in Portogallo, anche l'Austria ha capitolato e accettato l'accordo sulla tassazione del risparmio dei non residenti. L'accordo avrà serie conseguenze per la Svizzera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 giugno 2000 - 19:23

Per giungere ad un accordo, i 15 hanno accolto due dichiarazioni: quella austriaca, secondo cui per ragioni costituzionali Vienna non può al momento abbandonare il segreto bancario, e quella lussemburghese, secondo cui il Granducato toglierà il segreto sui conti dei non-residenti fino a quando la pratica non sarà effettiva in tutti i Paesi UE.

In più, il Lussemburgo ha condizionato il suo accordo all'accettazione, da parte svizzera, di togliere almeno parzialmente il segreto bancario.

Immediata la reazione svizzera: per Daniel Eckmann, portavoce del Dipartimento federale delle finanze "occorre evitare interpretazioni frettolose". Rimangono "aperte numerose questioni e devono ancora essere approvati all'unanimità molti dettagli". I Quindici, ha aggiunto, conoscono la posizione della Svizzera, che è contraria alla revoca del segreto bancario.

Lo aveva fatto chiaramente capire anche il consigliere federale Kaspar Villiger, accogliendo il 9 giugno il commissario europeo per le questioni fiscali Frits Bolkestein: il segreto bancario, aveva detto Villiger, non è negoziabile.

L'Austria, che legava il suo consenso all'abolizione di tale segreto in tutti gli altri paradisi fiscali, manterrà il segreto bancario per i residenti austriaci; inoltre, l'abolizione per i non residenti dovrà essere approvato da una maggioranza dei due terzi del parlamento austriaco.

Dal canto suo il Lussemburgo spera di ottenere, dopo i negoziati con i paesi terzi, due ulteriori anni di proroga, allontanando così di 11 anni il termine per abolire il suo segreto bancario.

Con l'accordo di Feira si giungerà a lungo termine, l'UE indica il 2010, ad uno scambio di informazioni tra le autorità fiscali, sui redditi finanziari (interessi) che i cittadini dell'Unione ricavano da depositi fatti all'estero, sia in altri paesi della comunità, sia in paesi terzi come la Svizzera.

Il compromesso prevede che la direttiva sulla tassazione degli interessi transfrontalieri sia messa a punto entro la fine dell'anno. Poi, per salvaguardare gli interessi delle sue piazze finanziarie, l'Unione vuole negoziare per due anni con paesi terzi come Stati Uniti, Svizzera, Liechtenstein, Monaco, Andorra e San Marino da una parte, e i territori dipendenti o associati dell'UE (come le Channel Island, Isle of Man ecc.)dall'altra, per convincerli ad adottare le stesse, o simili, misure nei confronti degli interessi transfrontalieri.

La Svizzera, secondo questo accordo, dovrebbe in futuro tassare tutti gli interessi di investimenti fatti da cittatini dell'UE con una ritenuta alla fonte, o tramite uno scambio di informazioni con le autorità fiscali dell'UE.

Se la Svizzera dovesse un giorno scegliere di aderire all'Unione Europea, sarebbe costretta a seguire questa politica. L'ha chiaramente indicato anche il ministro delle finanze italiane Ottaviano Del Turco a Feira, dicendo: "La Svizzera dovrà fare adesso i conti con l'atteggiamento molto severo dell'UE e degli Stati Uniti in tali questioni"

Luciano Ferrari, Santa Maria da Feira

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