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L'interpretazione delle catastrofi naturali

L'umanità di fronte alla forza della natura: i media sono il principale veicolo dell'interpretazione di una catastrofe Keystone

Dietro a terremoti e alluvioni in passato si vedeva la mano di dio. Oggi si cerca una spiegazione scientifica. Ma talvolta prevale la coscienza dei limiti umani.

Questo contenuto è stato pubblicato il 18 gennaio 2005

A colloquio con swissinfo, il sociologo Kurt Imhof analizza l'evoluzione dei tentativi dell'uomo di dare un senso alle catastrofi naturali.

swissinfo: In passato le catastrofi naturali hanno innescato ampie discussioni sul rapporto tra l'uomo e la natura. Penso ad esempio al terremoto di Lisbona del 1755, che fu molto dibattuto dagli illuministi. Il maremoto in Asia avrà un'eco simile?

Kurt Imhof: Certo, questo tipo di catastrofi genera sempre un dibattito sui rapporti tra l'uomo e la natura. Questo vale per tutte le catastrofi naturali. Interessante è vedere che forma assume il discorso sui rapporti uomo-natura e come questo discorso si evolve nel tempo.

swissinfo: Che evoluzione ha avuto dunque il discorso sulle catastrofi naturali?

K.I.: Le catastrofi naturali sono sempre soggette ad un'interpretazione, alla ricerca di un senso, perché generano attenzione e provocano molto dolore.

In passato si tendeva ad una lettura religiosa delle catastrofi naturali. Le catastrofi erano spesso considerate una punizione divina. Oppure, si ricorreva ai concetti di "destino" o di "volontà divina", che rappresentano una forma più blanda di interpretazione religiosa.

La modernità non può però convivere con questo genere di interpretazioni, perché si basa sul presupposto di poter spiegare tutti i fenomeni attraverso relazioni di causa-effetto. Le aspettative nei confronti della capacità delle scienze naturali di spiegare il mondo sono enormi.

Ma anche le spiegazioni scientifiche hanno delle lacune. La scienza non riesce a dare un senso profondo ai fenomeni naturali. Per lungo tempo si è perciò fatto ricorso ad un'interpretazione basata sul concetto di "hybris", di "superbia" dell'uomo.

È interessante notare che questo concetto torna ad emergere in seguito al maremoto in Asia. Si fa di nuovo strada l'idea che l'uomo non può sottomettere completamente il mondo attraverso le sue conoscenze scientifiche.

swissinfo: Negli ultimi decenni, la responsabilità delle catastrofi naturali è stata spesso addossata all'uomo, soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici. Di fronte ad uno tsunami, questo non si può fare…

K.I.: Il discorso ecologista è riuscito a "dare un senso" a molte catastrofi naturali addossando la responsabilità all'operato dell'uomo, al suo interferire nelle leggi della natura.

Ma a fenomeni tettonici come quelli che hanno dato origine al maremoto asiatico, il discorso ecologista non ha saputo dare finora una risposta plausibile. Nessuno ha potuto affermare che la causa del maremoto risiede in un rapporto alterato tra uomo e natura.

Non si può tuttavia escludere che un giorno una simile spiegazione sia plausibile. E quando dico "plausibile" non dico che la spiegazione debba essere "vera". Basta che gli uomini la credano vera.

swissinfo: L'interpretazione ecologista individua i responsabili delle catastrofi naturali e fa quindi emergere dei conflitti. In Asia questo elemento conflittuale però non c'è. Tutti sono vittime della catastrofe.

K.I.: È vero, nel caso del maremoto asiatico non c'è un potenziale conflittuale legato direttamente alle responsabilità umane per la catastrofe.

Ciononostante anche in Asia abbiamo a che fare con dei conflitti, perché gli attori principali della comunicazione, i media, hanno la tendenza a mettere in risalto gli aspetti conflittuali della realtà.

Naturalmente i media non possono indicare i responsabili della catastrofe, poiché non esistono. Ma possono andare alla ricerca di altri conflitti, mettendo in risalto per esempio le tensioni tra ONU e Stati Uniti nella gestione degli aiuti o cercando i responsabili dei ritardi nei soccorsi.

swissinfo: Parlando del ruolo dei mass-media: come giudica la copertura mediatica del maremoto in Asia?

K.I.: Le catastrofi naturali sono un tema molto apprezzato dai media, soprattutto perché sono facili da visualizzare. C'è una lotta fra i media per ottenere l'attenzione del pubblico.

Quando un evento concentra l'attenzione dell'opinione pubblica, si assiste ad un'accresciuta concorrenza fra i media. E in larga misura questa concorrenza si traduce in una copertura dell'evento in cui è dato ampio spazio all'emotività.

swissinfo: Il maremoto avrà un influsso anche sulle relazioni tra occidente e sud-est asiatico?

K.I.: La concentrazione dell'attenzione del mondo su un avvenimento ha sempre un effetto politico. La catastrofe naturale in Asia fa parte degli eventi mediatici di portata mondiale.

Tutto il mondo ha guardato all'Asia sud-orientale per dieci giorni. Si è instaurata una relazione tra centro e periferia del mondo, c'è stata un'ondata di solidarietà internazionale. Questo avrà sicuramente un impatto politico.

Ma pensare che il maremoto influisca in maniera profonda sulla politica mondiale vorrebbe dire dimenticare che si sono potenze mondiali con interessi divergenti. Questi conflitti torneranno in primo piano quando la catastrofe nell'Asia sud-orientale sparirà dalle prime pagine.

Intervista swissinfo: Andrea Tognina

In breve

Kurt Imhof ha studiato storia, sociologia e filosofia all'Università di Zurigo. Dal 2000 è professore ordinario di pubblicistica e sociologia nello stesso ateneo. Ha collaborato con la Commissione di esperti Svizzera-Seconda guerra mondiale, per la quale ha realizzato uno studio sulla percezione della politica dei rifugiati e della politica commerciale nella stampa svizzera tra 1938 e 1950.

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