L'eredità Giacometti in valle
Chi segue le tracce dell'artista arriva nella valle natale, la Bregaglia. Oltre alla casa dei genitori e l'atelier, il visitatore trova uno spazio a lui dedicato nel museo locale. Se da una parte gli abitanti sono orgogliosi del figlio più famoso della valle, il giubileo per i cento anni mette a dura prova la pazienza di chi Alberto Giacometti lo conosceva e lo apprezzava.
Anna Giacometti guida spesso gruppi di turisti sulle tracce del suo lontano quanto illustre parente. Lei si interessa dell'opera e della figura dell'artista: "In Bregaglia è rimasto un grandissimo ricordo di Alberto Giacometti, siamo orgogliosi che lui sia nato qui. C'è la casa dove è cresciuto, la tomba e il museo di valle, la Ciäsa Granda, conserva alcune sue opere."
"Penso comunque che la maggior parte dei bregagliotti lo apprezzasse e lo conoscesse come persona, non come artista." Inoltre Alberto Giacometti è morto nel 1966 e in fondo ritornava in Bregaglia solo per alcuni mesi l'anno. Per i più giovani è difficile farsi un'immagine del personaggio.
"Molte cose le abbiamo lette nei libri", ammette Anna Giacometti. Anche Laura Semadeni-Dolfi, una persona veramente vicina alla famiglia, conferma: "Eravamo vicini, ma non sapevamo tutto di lui. E forse è giusto così, anche i genitori non sanno tutto dei figli."
Le opere in valle
Regolarmente arrivano dei turisti sulle tracce di Alberto. "Ma cosa vogliono vedere?", si chiede una donna ai bordi della strada principale. La casa dei genitori è chiusa, l'atelier non è accessibile per espressa volontà dei parenti.
Anna Giacometti però si dice fiduciosa: "Spero che un giorno si possa aprire al pubblico l'atelier. È quasi vuoto, ci sono alcuni mobili e i segni delle sigarette che Alberto spegneva con il piede per terra, ma è bello anche così."
I visitatori devono accontentarsi della Ciäsa Granda, il museo di valle, che conserva, vicino ai cimeli del passato locale, alcune opere di Alberto in una sala dedicata agli artisti locali, i tre Giacometti e Varlin. "Per quest'anno - continua Anna Giacometti - si voleva organizzare un'esposizione con opere conservate in Bregaglia, ma per disguidi organizzativi la cosa non è stata possibile."
Sono infatti ancora molti i bregagliotti che conservano in casa delle opere, per lo più regalate dall'autore stesso. "Prendi quello che vuoi", avrebbe detto più volte ai suoi amici in valle. Ma molti di loro non se la sentivano. Non volevano abusare della generosità dell'uomo.
In molte case si nascondono tesori dell'arte, spesso solo dei piccoli schizzi, ma anche dei dipinti di grandi dimensioni anche del padre di Alberto, Giovanni, o del cugino Augusto. "Ma - ricorda Anna Giacometti, appellandosi alla discrezione caratteristica della gente del posto - queste cose non si dicono". Sono beni privati, dei ricordi e non degli investimenti finanziari e dunque non si espongono al pubblico.
Saturazione
L'interesse per Alberto Giacometti è salito alle stelle in questo anno di giubileo. Per i cento anni dalla nascita, orde di turisti e giornalisti si sono diretti verso la Bregaglia sulle tracce dell'importante scultore elvetico.
Remo Maurizio, direttore del museo locale Ciäsa Granda e amico di Giacometti, declina l'invito per un'intervista. "Sono già passati cinque team della televisione, sono arrivati giornalisti dalla Francia, dalla Germania, degli americani e molti svizzeri. Adesso basta. Alberto cercava sempre il nuovo e io, per rispetto alla sua persona, non ho più voglia di ripetere sempre le stesse cose." Un insegnante addirittura parla di "giacomettite", accennando all'invasione di curiosi alla ricerca di testimonianze dell'artista.
"Alberto era una persona modesta, non gli piaceva mettersi in mostra, non credo che questo teatro sia rispettoso della sua persona", continua Remo Maurizio. Laura Semadeni-Dolfi aggiunge: "Era davvero una persona generosa e i soldi non gli interessavano. Non so neanche perché l'abbiano messo sulle banconote da cento franchi."
Certo molti sono coscienti che il personaggio è importante, la mostra al Museum of Modern Art di New York lo conferma, ma ci sono dei limiti allo sfruttamento della sua valle d'origine: "Volevano istallare una webcam, non si sa bene dove, per trasmette l'immagine della valle via internet. Gli abbiamo detto di no", ci dice un responsabile del locale Centro informatico che si occupa di formazione a distanza. "Ma cosa credono, che la nostra valle sia uno zoo?"
La Bregaglia non è solo la valle dei Giacometti, anche se la loro presenza è fonte d'orgoglio. L'anziana signora di Stampa, Sina Dolfi-Giacometti conclude: "Passerà anche il giubileo e tornerà la pace."
Daniele Papacella, Stampa

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