Ivanov in Svizzera per intercedere a favore di Borodin
Giovedì il ministro degli esteri russo sarà ricevuto dal suo omologo svizzero Joseph Deiss e dal presidente della Confederazione Moritz Leuenberger. Al centro dei colloqui la richiesta d'estradizione svizzera per Pavel Borodin, ex-tesoriere del Cremlino, arrestato negli USA e, secondo i magistrati ginevrini che seguono il caso, implicato in un affare di corruzione e riciclaggio di denaro sporco.
Il "russiagate" rischia di trasformarsi in un caso politico-diplomatico. Sospinto dall'ondata di solidarietà patriottica provocata dall'arresto di Pavel Borodin, sollecitato da varie personalità politiche a "fare di più" per difendere l'ex tesoriere del Cremlino colpito da un mandato di cattura internazionale emesso dai giudici di Ginevra, il ministro degli Esteri russo, Igor Ivanov, porrà giovedì la vicenda Borodin al centro dei suoi incontri prima con il collega, Joseph Deiss e poi con il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger.
Sicuramente, Ivanov, ripeterà la disponibilità delle autorità russe a collaborare con la magistratura elvetica. E magari, in cambio della revoca del mandato d'arresto, s'impegnerà a garantire che Borodin si presenterà davanti ai magistrati per rispondere alle accuse. La Procura generale di Mosca, non ha forse, proprio ieri, con eccezionale tempestività, invitato il giudice Bertossa a recarsi in Russia per approfondire l'indagine sulla corruzione nei palazzi del Potere?
In realtà, Mosca e Berna non potrebbero essere più lontane. Il russiagate ha scavato un fossato pressoché incolmabile in cui (al di là della diversa valutazione giudiziaria sullo scandalo, che per la Procura russa non esiste) affiorano due concezioni opposte della giustizia.
In questi giorni, in Russia, si fa un gran parlare d'indipendenza della magistratura, a proposito dell'inchiesta condotta contro il magnate della Tv indipendente Vladimir Gusinskij. In sette mesi d'indagine gli uffici di Media-Most, l'holding di Gusinskij, hanno subito quarantasette perquisizioni da vari organi di sicurezza, arresti, interrogatori vessatori dei dipendenti, inclusi i giornalisti che avevano ricevuto dei prestiti dall'azienda, sequestri di beni e di titoli, senza dire che lo stesso Gusisnskij è sottoposto in Spagna a una procedura di estradizione innescata dalla Procura russa.
Questo super attivismo giudiziario nel caso Gusinsikij sarebbe stato possibile senza l'avallo del Cremlino (che per legge nomina il Procuratore generale e può chiederne la revoca)? E come si spiega, per contro, la fretta con cui la stessa Procura generale ha archiviato l'inchiesta su Borodin e compagni? Ma a queste domande l'opinione pubblica russa rimane sorda. Borodin è una "vittima" e il suo arresto uno "schiaffo", anzi "uno sputo", come ha detto il legale dell'ex collaboratore di Eltsin, in faccia al paese. Per il resto, "a prescindere dall'esito dell'udienza americana Borodin non sarà condannato", parola di Ruslan Tamajev, giudice dell'indipendente procura russa.
Alberto Stabile, Mosca

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