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Interesse per il materiale militare israeliano

L'esercito svizzero sembra interessato al materiale per le telecomunicazioni israeliano Keystone Archive

Per la prima volta dal 2002 il Dipartimento federale della difesa (DDPS) progetta l'acquisto di materiale militare in Israele.

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 febbraio 2005

I servizi di Samuel Schmid sono interessati ad apparecchiature per le telecomunicazioni, per un ammontare di 150 milioni di franchi.

«Il materiale proveniente da Israele e un'opzione tra le altre del programma di armamento 2005», ha reso noto sabato all'ats il portavoce del dipartimento federale Martin Bühler, confermando una notizia diffusa dal «Tages-Anzeiger».

Ordinazioni sospese dalla rioccupazione

Nessuna decisione è stata tuttavia ancora presa. Nella scelta bisogna considerare gli aspetti tecnici, finanziari e politici, ha sottolineato Bühler. L'acquisto sarà sottoposto dal ministro della difesa Schmid all'insieme dell'esecutivo e l'ultima parola spetterà al parlamento.

Tra Svizzera e Israele la cooperazione militare risulta ridotta dall'aprile 2002, a seguito della rioccupazione delle città palestinesi da parte dell'esercito israeliano.

Da quella data le ordinazioni di armi prodotte dallo Stato ebraico vengono esaminate caso per caso dal DDPS, una procedura che Israele giudica «squalificante» per le proprie aziende.

Nel marzo 2004 il Consiglio nazionale ha respinto un postulato in cui si chiedeva alla Svizzera di rinunciare ad acquistare beni militari provenienti da Israele. Il testo chiedeva anche di bloccare ogni cooperazione tecnica e militare con lo Stato ebraico.

Allora il capo del DDPS si era opposto ad un divieto «a priori», che non viene praticato a nessun altro Paese europeo.

La visita della ministra degli esteri in Israele

La questione viene regolarmente sollevata da parte israeliana negli incontri bilaterali; l'ultima volta è stata la visita di Micheline Calmy-Rey in Medio Oriente all’inizio di febbraio.

In quell'occasione la ministra degli esteri elvetica sottolineò che la decisione del Consiglio federale del 2002 era «ancora in vigore».

Già valutato in termini negativi da alcuni organi di stampa, il viaggio in Medio Oriente della ministra degli esteri elvetica era stato poi criticato anche dalla Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI).

Secondo l’FSCI durante la visita Micheline Calmy-Rey non aveva mantenuto un atteggiamento equilibrato e non aveva avuto «comprensione per i problemi di sicurezza» israeliani.

Armamenti e distensione?

Può sembrare paradossale, ma il fatto che ora la Svizzera si dica pronta ad acquistare materiale militare da Israele potrebbe essere un segnale di distensione tra i due paesi e di apprezzamento da parte della Svizzera della politica attuale del premier israeliano Sharon.

Oltre allo smantellamento di alcune colonie ebraiche abusive, Israele ha infatti da poco anche annunciato il divieto di distruggere le case dei sospetti terroristi palestinesi.

Una pratica di ritorsione dopo gli attentati che non solo non si è rivelata dissuasiva di altri attacchi, ma che anzi ha fatto spesso aumentare la spirale di violenza.

swissinfo e agenzie

In breve

Nel 2004 la Svizzera non ha esportato materiale bellico verso Israele, secondo fonti governative.

Il parlamento elvetico sta ancora discutendo il programma di armamenti 2004, il cui budget ammonta a 647 milioni di franchi. Il tema sarà ripreso dal Consiglio degli stati in apertura di sessione, il 28 febbraio.

Pomo della discordia: Consiglio degli stati e Consiglio nazionale devono ancora dirimere la questione dell’acquisto di due aerei da trasporto del valore di 109 milioni di franchi.

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